Parla di “rapporto completo” a cui non si sarebbe opposta per “paura”, anche perché i due carabinieri erano “armati”, una delle due studentesse di nazionalità statunitense che hanno denunciato di aver subito uno stupro a Firenze, nella notte tra il 6 e il 7 settembre, da due carabinieri in divisa e in servizio. Questa è solo una piccola parte della testimonianza delle ragazze americane, trapelata sulla stampa. Le indagini, intanto, proseguono nel massimo riserbo, in attesa dei risultati degli esami del dna sulle tracce biologiche e sul materiale organico rinvenuti sugli indumenti delle presunte vittime della violenza sessuale.
L’unica a pronunciarsi, per il momento, è stata la ministra della Difesa Roberta Pinotti che ha confermato la “fondatezza” di alcuni riscontri investigativi. Dubbi sulla polizza anti stupro sottoscritta dalle due ragazza in Usa prima di partire per l’Italia.
Il racconto delle ragazze americane
Dunque, secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica, una delle due ragazze, presunte vittime di stupro a Firenze, avrebbe dichiarato di non aver avuto la forza di gridare durante lo stupro perché aveva paura, si sentiva confusa (probabilmente a causa del troppo alcol ingerito) e, inoltre, perché i due carabinieri erano armati. Poi, la parte più drammatica fino ad ora emersa della testimonianza: “Si avvicina, mi mette le mani addosso, è un rapporto completo, che subisco perché non ho la forza di reagire”.
È questa la sconvolgente scena che si sarebbe svolta, alle tre di notte circa del 7 settembre, nell’androne e nell’ascensore del palazzo che ospita le due studentesse ventenni dell’Accademia per stranieri, residenti nei pressi della centralissima via Tornabuoni.
I primi risultati delle indagini e la difesa dei carabinieri
Un racconto che ha avuto il suo primo parziale riscontro dal fatto che gli esami ginecologici hanno confermato che quel giorno le due studentesse Usa hanno avuto un rapporto sessuale.
Con chi, lo stabilirà, come già accennato, il risultato degli esami sul dna, disponibile solo tra qualche giorno. Il fatto che le ragazze fossero probabilmente ubriache, e che una di loro avesse fumato hashish (la cannabis mischiata all’alcol provoca notoriamente effetti negativi), si configurerebbe solo come una aggravante per i carabinieri (uno di 30 anni e l’altro di 45) se dovesse essere dimostratolo stupro.
I due, intanto, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, starebbero cercando di difendersi dichiarando che “ci siamo limitati ad accompagnarle a casa. Possiamo aver sbagliato perché dovevamo accompagnarle in ospedale, ma la storia che raccontano non è vera”. Il fatto certo, per il momento, è che i due militari in servizio hanno accompagnato le ragazze a casa, come dimostrano le immagini catturate da alcune telecamere della città, e la loro auto sarebbe rimasta parcheggiata dalle parti di via Tornabuoni per circa 20 minuti.