Madrid ha paura, non c'è altra giustificazione per la cieca violenza che ha caratterizzato l'operato della guardia civil. Il referendum per l'indipendenza della catalogna non passerà alla Storia per il risultato, quello non lo sapremo mai, non sapremo mai come sarebbero andate le cose senza la guerriglia urbana per le strade di Barcellona. Forse avrebbero vinto gli indipendentisti, forse no, ad ogni modo la consultazione andava concessa, così come nel Regno Unito quando gli scozzesi si recarono alle urne per scegliere o meno di staccarsi dalla corona britannica - prevalsero le ragioni del no - o quando l'intero popolo di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord scelse di uscire dall'Unione Europea.

In Catalogna ha perso il governo Rajoy, ha perso la democrazia.

Orgoglio catalano, violenza di stampo franchista

Per i catalani più anziani è stato come fare un salto indietro di molti anni, al regime franchista in cui la polizia reprimeva con la forza ogni forma di sommossa. Ma in questo caso la Catalogna non si è sollevata, o meglio ha scelto di farlo nella maniera più democratica possibile: esprimendo un voto. Il governo di Madrid ha invalidato il referendum, ma poteva lo stesso lasciar svolgere le operazioni di voto: il risultato, negativo o positivo per l'unità del Paese, sarebbe stato la base di partenza per aprire un tavolo. Invece si è scelta la violenza, la repressione di uno Stato di polizia che ha prevalso sulla politica.

I catalani sono andati lo stesso a votare, in centinaia in fila fuori dal seggi per esercitare un diritto. La guardia civil ha fatto irruzione nei seggi ed ha caricato la folla, il bilancio è di oltre 760 feriti. "Lo Stato spagnolo dovrà rispondere di quanto è successo dinanzi alle corti internazionali", ha detto il portavoce del governo catalano, Jordi Turull, rendendo noto che la polizia ha chiuso 319 dei 2.600 seggi aperti in tutta la regione.

"Gli elettori hanno potuto votare in altri seggi, ci saranno milioni di voti". Tutto questo, secondo le previsioni del presidente catalano Carles Puigdemont, "nonostante gli attacchi della polizia e la chiusura delle comunicazioni Internet". Intanto Ana Gabriel, dirigente della Sinistra Indipendentista, ha annunciato l'intenzione di organizzare uno sciopero generale per protestare contro la violenta repressione del governo Rajoy, di comune accordo con altri partiti ed organizzazioni sindacali.

Rajoy: 'Non c'è stato alcun referendum'

Il premier spagnolo Mariano Rajoy è irremovibile e ribadisce la decisione del governo di non riconoscere il referendum. "Non c'è stato alcun referendum, sia chiaro a tutti. Il nostro è uno Stato di diritto e reagisce contro chi vuole sovvertirlo. Ringrazio le forze di polizia che hanno rispettato il mandato della Giustizia, dinanzi a quello che è stato un attacco alla legalità. Ringrazio la maggioranza dei catalani che non è andata a votare". Per Rajoy, il referendum è stato "una mobilitaziobne illegale, una sceneggiata degli indipendentisti. Le richieste politiche però non possono essere supportate dall'illegalità, rigrazio pertanto chi si è messo dalla parte della democrazia". L'impressione generale è però che la democrazia sia morta in una dele pagine più nere dell'intera Storia della Spagna contemporanea.