Potrebbe costare cara ad un 29enne di Riccione la drammatica diretta su Facebook che ha pensato di fare poco dopo un incidente in scooter di un ragazzo ventenne, ripreso mentre era riverso a terra in una pozza di sangue. L'agonia prima, la morte poi. Tutto normale, in un primo momento, per il giovane, che ha poi raccontato di essere stato sotto choc e che voleva fare qualcosa per lui. Non ha pensato che l'azione più naturale sarebbe stata quella di chiamare i soccorsi. In fondo li ha chiesti ugualmente, domandando agli stessi utenti che seguivano la diretta di attivarsi.

Resosi conto di quello che effettivamente era accaduto, il 29 enne si è poi scusato, sostenendo che gli avessero assicurato di come i soccorsi fossero stati già allertati. Allora perché chiedere alle persone collegate con la diretta social di chiamarli?

Insultato dagli utenti inorriditi

Talmente preso dalla diretta che stava effettuando, forse il giovane non si è accorto dei tanti insulti ricevuti dagli utenti, inorriditi dall'azione che stava compiendo in quel momento il ragazzo di Riccione. Nel contesto però quanto succedeva su Facebook era la cosa più insignificante del mondo, rispetto alla realtà davanti agli occhi del moderno cronista. La morte di un giovane, atroce, spettacolarizzata da commenti e dettagli fruibili in diretta da chiunque.

Prima si diceva che eravamo noi le vittime del Grande Fratello di tradizione orwelliana. Quanto sta succedendo oggi però invita ad una riflessione più profonda. E se ci fossimo impossessati noi delle telecamere e dell'occhio tanto abusato a livello intellettuale in questi anni, fino alla deriva televisiva dettata da ascolti facili ed una povertà assoluta nel creare un prodotto diverso dal reality morboso e diseducativo?

Si ha paura della risposta, alla quale tutti noi - a livello conscio - sapremmo rispondere.

Le scuse

Sotto choc, non sapeva cosa fare per aiutare quel ragazzo agonizzante sull'asfalto. Non ha chiamato i soccorsi perché gli avevano detto che stavano già arrivando. Quindi l'apertura dell'applicazione Facebook, il dito che schiaccia sulla funzione "Diretta".

L'inizio di tutto, la fine della decenza morale. Passano le ore, arriva il tempo delle scuse. Tardive da una parte, non convincenti dall'altra. "Chiedo scusa a tutti, alla famiglia soprattutto". Sarà sufficiente per cancellare l'azione fatta? Sicuramente non riporterà in vita Simone, il ragazzo 24 enne morto a seguito dell'incidente, protagonista di un video tanto macabro quanto allucinante.