Alla fine è saltato fuori. Dopo giorni e giorni di indagini, gli inquirenti hanno trovato quello che da tempo cercavano: quel maledetto filmino che sarebbe il motivo per cui tre giovani sono stati indagati. Gli investigatori di Olbia e Porto Torres hanno infatti effettuato numerosi controlli e perquisizioni. E hanno sequestrato il famoso filmato, ma anche computer portatili, telefonini cellulari e numerose chiavette “usb”.Questi sono i nuovi sviluppi delle indagini effettuate su quello che viene definito uno “strano” suicidio. Quello appunto di Michela Deriu, la 22enne barista di Porto Torres, che nella notte tra il 4 e il 5 novembre, era stata trovata priva di vita in una camera da letto all’interno di un appartamento di La Maddalena, dove abitava l’amica.

In queste ore la Procura della Repubblica di Tempio e i Carabinieri hanno acquisito numerosi nuovi elementi, che confermano le ipotesi di reato sulle quali indagano. E cioè tentata estorsione, diffamazione aggravata e istigazione al suicidio.

Le perquisizioni

Gli inquirenti hanno infatti stretto il cerchio delle indagini quando in un supporto informatico è stato ritrovato il filmato che – secondo le ipotesi accusatorie che la Procura sta mettendo insieme – sarebbe la causa del disperato gesto della povera Michela. Probabilmente qualcuno la stava ricattando ed è per questo che gli investigatori stanno cercando di capire se quel video fosse stato diffuso. Perché si pensa che il denaro che nella famosa rapina sarebbe stato portato via alla vittima.

Sarebbe dovuto servire per far tacere chi la ricattava. Ed è anche per questo che il capo dell’ufficio inquirente della Procura di Tempio – Gianluigi Dettori – ha autorizzato ben tre perquisizioni. Nei confronti di tre giovani – una ragazza di 23 anni dell’hinterland sassarese, un 28enne e un 23enne di Sassari – che non frequentavano abitualmente la giovane ma comunque la conoscevano e più volte l’avevano vista in giro.

Istigazione al suicidio

Le ipotesi su cui la Procura di Tempio son tante. La più accreditata è che Michela si sia tolta la vita perché ricattata da qualcuno. Forse per il video. Lo confermano anche i famosi biglietti lasciati nella camera dell’amica. Parole scritte nero su bianco che avevano da subito fatto sospettare che la giovane fosse sotto minaccia.

E poi quella rapina a Porto Torres e la sparizione di circa mille euro. Troppe incongruenze che hanno portato la Procura della Repubblica ad ipotizzare i reati di istigazione al suicidio, tentata estorsione e diffamazione aggravata. Le indagini sono ancora in corso. Pochi giorni fa infatti i Carabinieri del Ris, il reparto investigazioni scientifiche dell’Arma, hanno anche sequestrato una spazzola che apparteneva a Michela e che si trovava nella sua abitazione.