Sembra quasi un paradosso dare la notizia di ulteriori scontri a Gaza e in Cisgiordania dopo la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele. Quest'annuncio, secondo il presidente USA, avrebbe dovuto portare la pace, ma a quanto pare non è stato così. Oggi, infatti, sono partiti due razzi dal nord di Gaza diretti verso Israele, mentre il numero dei palestinesi feriti da armi da fuoco o gas lacrimogeni è salito a 114.
In risposta a queste vicende, il leader politico di Hamas ha affermato di volere "una nuova intifada contro l'occupazione e contro il nemico sionista", aggiungendo che per loro le recenti affermazioni di Trump nel riconoscere gerusalemme come capitale di Israele sono state delle vere e proprie dichiarazioni di guerra.
Di conseguenza, in città si sono susseguite diverse manifestazioni di protesta contro gli Stati Uniti d'America. Al contempo, sono stati indetti molti scioperi per protestare contro le ultime decisioni del leader americano: i palestinesi si sarebbero dovuti incontrare oggi presso la Porta di Damasco della Città Vecchia.
Netanyahu, invece, ha avuto una reazione completamente opposta a quella del leader di Hamas, dichiarando che per lui il nome di Trump è ormai legato per sempre alla storia della capitale, aggiungendo di attendere degli interventi simili anche da parte di altri Paesi che potrebbero seguire l'esempio degli Stati Uniti.
Le dichiarazioni di Trump
Molto probabilmente, senza cadere in errore, potremmo ricondurre tutto ciò - come abbiamo anticipato in apertura - alle ultime rivelazioni di Trump circa la capitale di Israele che per lui è Gerusalemme.
Per il presidente statunitense si tratta di una presa di posizione volta ad ottenere la pacificazione tra Israele e Palestina, ma in realtà ha scatenato ben altre reazioni, considerando che ormai il mondo arabo è in fibrillazione e che a Gaza stanno bruciando le bandiere americane.
Forse Trump non si è ben reso conto della situazione, poiché ha sottolineato che attende delle affermazioni simili alle sue anche da altre potenze mondiali che dovrebbero schierarsi a favore del trasferimento dell'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.
Al momento, però, l'unico ad esultare è stato il premier Netanyahu, che ha parlato addirittura di pietra miliare nella storia israeliana
Infine pare che questa mossa fosse nelle intenzioni di Donald Trump già da un po' di tempo, per venire incontro alla comunità di cristiani sionisti che hanno rappresentato un'ampia fetta di elettori che hanno votato per il tycoon durante le presidenziali statunitensi.
Il mondo, dunque, continua a tremare ogni volta che l'inquilino della Casa Bianca interviene prendendo delle decisioni o rilasciando delle dichiarazioni che spesso generano tensioni in tutto il pianeta.