E' stato ricostruito il profilo criminale di Levith Rua Rodriguez, la "Bestia da macello", l'omicida della studentessa colombiana di 18 anni, trovata decapitata 3 giorni fa lungo un sentiero tra Malambo e Caracoli. Rua, ex poliziotto è colpevole di almeno 10 stupri e 3 omicidi, quasi tutti riguardanti vittime minorenni. Il tutto è cominciato nel 2010 a Valledupar, quando era ancora un poliziotto in piena attività. Lì violentò una donna e fu condannato a 10 anni di prigione. Ma grazie a delle riduzioni di pena fu rilasciato lo scorso giugno. La donna fu vittima di violenza sessuale e fisica oltre che psicologica.

Gli investigatori, naturalmente, indagano anche su altri casi, dove il colpevole sembrerebbe essere sempre Rua, sempre a Valledupar e sempre su vittime dai 15 a 18 anni.

Un altro caso che coinvolge l'omicida risale al mese di gennaio. Dopo aver ottenuto un permesso di 72 ore, si è recato a Ponedera. Lì ha adescato e abusato di una minorenne, maltrattandola fisicamente. La ragazza, fortunatamente, si è salvata, grazie anche all'aiuto di un contadino che passava in quelle zone, ma porta ancora oggi i segni di quell'abuso e di quell'aggressione. La "Bestia" l'ha colpita brutalmente rompendole la mascella in tre parti e facendole saltare anche i denti.

L'ultimo caso di cui si ha notizia è lo stupro di una ragazza venezuelana avvenuto mercoledì scorso.

Quest'ultima denuncia ha avviato le indagini su Rua e la successiva cattura, ammettendo lui stesso, con freddezza, dopo ore di interrogatorio, l'omicidio di Gabriela Romero, la studentessa diciottenne scomparsa il 24 novembre. Sulle modalità di adescamento e sulle modalità di uccisione, si hanno già abbastanza prove, ma gli inquirenti stanno ancora indagando per riuscire ad identificare altre donne che sono state violentate o uccise perché la scia di violenza potrebbe essere ancora più lunga e si potrebbe trattare di un violentatore seriale o addirittura di un serial killer.

Gli inquirenti hanno anche scoperto che il trentunenne omicida, oltre a violentare le sue vittime, le attaccava in faccia, rompendo loro le mascelle e lasciandole senza denti, sicuramente per non farle gridare durante lo stupro. Ma questo li può anche aiutare a collegarlo ad altri casi non ancora scoperti.

Adescate su Facebook e su Twitter

Altri segni di riconoscimento sono stati i suoi tatuaggi: uno sul braccio destro con la scritta "Sara Valentina" e un altro sul petto che ritraeva due ali di angeli. In più portava sempre al collo un rosario di legno. Adescava le sue vittime su Facebook e su Twitter, poi le incontrava minacciandole con delle armi e le portava in posti isolati. Qui si consumavano le violenze. Le accuse di crimini già confermati sono quelle per il sequestro e l'omicidio di Gabriela, da lui stesso confermato. L'autopsia sulla studentessa dirà se è stata anche violentata. Ciò aggiungerebbe un altro crimine che, assieme allo stupro, al sequestro e aggressione sulla ragazza venezuelana potrebbe portare l'accusa a decretargli 60 anni di carcere.

Lunedì a Barranquilla (città della studentessa) c'è stata una manifestazione pacifica per protestare contro il crimine che è stato commesso su Gabriela e anche per scoprire la verità su altri giovani scomparsi di cui non si hanno notizie. Purtroppo il 2017 ha visto la Colombia protagonista in negativo di 1000 casi di stupro in più rispetto all'anno prima e un incremento di omicidi sulle donne.