Recentemente l'Istat ha condotto un'indagine sui giovani nel mercato del lavoro, svolta nel secondo trimestre del 2016 nel'ambito della Rilevazione sulle forze di Lavoro. Gli argomento principali dell'approfondimento riguardano i percorsi formativi e i processi di inserimento lavorativo dei giovani tra i quindici e i trentaquattro anni.

diplomati e laureati a confronto

Uno dei primi prospetti pubblicati dall'Istat è quello dei giovani nella fascia d'età tra i 15 e i 34 anni, diplomati e laureati per esperienze di lavoro durante l'ultimo corso di studi, classe di età, sesso, ripartizione geografica e titolo di studio.

La maggior parte delle esperienze di lavoro dichiarate dai giovani sono state parte del corso di studio. Uno su quattro (precisamente il 25,8%) dei giovani con un titolo di studio secondario superiore; uno su tre (precisamente il 36,1%) dei giovani con un titolo di studio terziario - durante l'ultimo percorso formativo - hanno svolto stage, tirocini o apprendistato che rientrava nel programma di istruzione. Per molti studenti queste fasi sono state obbligatorie per concludere il corso e ottenere il titolo o la qualifica.

I numeri dei Nord, Sud e Centro Italia

Nel dettaglio, al Sud solo il 30,1% ha svolto attività lavorative durante l'ultimo corso di studi. Segue il Centro Italia con il 45,3% e infine il Nord con il 56,4%.

Nel secondo trimestre del 2016, otto milioni diecimila giovani tra i quindici e i trentaquattro anni sono fuori dal sistema di istruzione e formazione cosiddetto formale. Il 29,5% (due milioni 363 mila) ha al più un titolo secondario inferiore, il 51,8% (quattro milioni 146 mila) un titolo secondario superiore e il 18,7% (un milione 500 mila) un titolo terziario.

Il numero di giovani non più inseriti in percorsi di istruzione aumenta al crescere dell'età e al crescere dell'età aumenta anche la quota di coloro che possiedono titoli di studio medio - alti. Tra i più giovani, dai quindici ai diciannove anni, gran parte ha al più la licenza media; tra quelli che fanno parte della fascia che va dai venti ai ventiquattro anni in gran parte hanno il diploma; nelle 2 classi più elevate è più consistente la quota di coloro che possiedono un titolo di studio terziario, toccando il 25% (uno su quattro) della fascia che va dai trenta ai trentaquattro anni.

I pareri

Solo un giovane si dieci ritiene sufficiente l'istruzione ricevuta. Il motivo principale del mancato proseguimento degli studi e la volontà di iniziare a lavorare è avanzato da oltre cinque diplomati su dieci e da quattro giovani con al più la licenza media su dieci. La difficoltà e/o la mancanza di interesse negli studi (quest'ultima ragione comprende, per i diplomati, il mancato superamento dei test di ingresso all'università) è, nel complesso, la seconda ragione. Questa motivazione riguarda una quota piuttosto consistente di giovani: il 21,3% di chi ha al più un titolo secondario inferiore e il 16% di chi ha un titolo secondario superiore. Infine le ragioni familiari, intese in senso lato ovvero non solo come impegni e responsabilità ma anche come possibile mancato sostegno/incoraggiamento familiare, assumono una certa importanza tra coloro che abbandonano gli studi precocemente (il 13,4%).

Giovani italiani e stranieri a confronto

I giovani stranieri si differenziano sostanzialmente da quelli italiani. infatti la quota di coloro che ritiene sufficiente il livello di istruzione raggiunto è maggiore (più che doppia tra coloro che posseggono il diploma) così come molto elevate sono le ragioni familiari e quelle economiche (più che doppie rispetto agli italiani). Le differenti motivazioni, tra italiani e stranieri, sono ancora più accentuate nel confronti al femminile.