Dicono sia morto serenamente nella sua modesta abitazione Ingvar Kamprad all'età di novantuno anni.
Il noto imprenditore svedese aveva fondato l'Ikea all'età di diciassette anni, nel 1943 e da allora ha guidato il colosso industriale del design nordico diventando uno degli uomini più ricchi del modo, e guadagnandosi uno sazio nelle case di milioni di persone.
La maturazione
Decolla dall'anonimato più totale (sembra che da ragazzo vendesse fiammiferi comprati all'ingrosso e rivenduti a decine) con estrema decisione e nell'età della giovinezza sostiene il partito nazista, iscrivendosi al loro movimento giovanile.
Solo in seguito avviene la sua maturazione che lo porterà a definire quell'esperienza come 'il più grande errore della propria vita': da qui in avanti comincerà un percorso personale di cambiamento che lo porterà ad essere conosciuto come filantropo e connotato per la sua parsimonia (successo anche del suo business di mobili low-cost) portata ad un livello paradossale (abitava in un casa casa modesta, vestiva con abiti usati).
Ma cosa ha lasciato quest' uomo al mondo della psicologia e soprattutto del mercato mondiale ?
Per capirlo dovremmo ripensare a quando abbiamo montato un mobile della sua ditta: sebbene costi meno della media dei prezzi dei concorrenti, spesso si impiega tempo e fatica nel montare il mobile, ma il risultato finale è in grado di dare a chi lo ha composto una certa soddisfazione.
l'Ikea effect
L'esempio è così emblematico da dare il nome alla ricerca portata avanti dagli studenti dell'Harvard Business School Michael I. Norton, Daniel Mochon e Dan Ariely riguardo l'effetto del nostro lavoro sul gradimento degli oggetti.
Il cosiddetto Ikea Effect si manifesta nel caso in cui una persona debba compiere un lavoro (possibilmente complesso ma non troppo complicato in modo da demotivarlo).
per ottenere il l'oggetto che si desidera.
Sembrerebbe infatti che il valore percepito dell'oggetto prodotto da una persona venga valutato dalla persona stessa molto più alto di quello reale, solo per il fatto di averci dedicato tempo, fatica e impegno.
Su questo principio si basa la vendita di molti oggetti, dalle torte prefatte ai kit che escono di settimana in settimana in edicola e altre grandi catene industriali come per esempio la Lego che vende solo mattoncini e progetto e lascia alla persona il divertimento di creare quel valore.
Chiunque producendo qualcosa prova soddisfazione: l'atto creativo lo eleva ad essere superiore, capace di portare ad essere qualcosa che non c'era, ma è da considerare - e forse di maggiore importanza - il fatto che constatare di aver creato qualcosa ci confera di poter avere effetto sulla realtà di non essere insignificanti e, in un certo senso, di esistere