Kim Jong-un gonfia il petto e ne ha tutti i motivi. La mossa di inviare a Pyeongchang la sorella, Kim Yo-jong, in occasione della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici invernali si è rivelata vincente. La giovane dirigente politica, oltre ad aver catalizzato l'attenzione di tutto il mondo per la sua storica stretta di mano al presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, ha conquistato tutti per i suoi modi gentili e discreti. Sul suo conto, in realtà, si sa molto poco (come tutto ciò che riguarda la famiglia più importante della Corea del Nord), ma chi l'ha spesso indicata come autentico braccio destro del leader, probabilmente ha colto nel segno.

Ad ogni modo, la delegazione governativa ha fatto ritorno a Pyongyang e meno di 24 ore dopo il dittatore nordcoreano ha consegnato all'agenzia di stampa Kcna le sue ultime dichiarazioni ufficiali. Kim prosegue sulla falsariga della lettera consegnata dalla sorella al presidente sudcoreano, con la quale ha gettato le basi per un importantissimo confronto bilaterale che si terrà in Corea del Nord.

Kim: 'Proseguiamo con la rinconciliazione'

"Le Olimpiadi invernali sono lo slancio per questo clima di rinconciliazione e dialogo, creato dal forte desiderio e dalla volontà comune del Nord e del Sud. Importante adesso continuare con questi buoni risultati". E considerato che siamo stati abituati per mesi a ben altri toni da parte di Kim Jong-un, queste parole al pari di quelle pronunciate lo scorso Capodanno sono di ottimo auspicio per la distensione in estremo oriente.

Il leader di Pyongyang ha dunque espresso grande soddisfazione per la missione in Corea del Sud ed è rimasto "estremamente impressionato dagli sforzi compiuti da Seoul per l'accoglienza riservata alla sua delegazione", riferendo di aver dato precise indicazioni al settore di competenza circa le prossime iniziative da adottare nell'ambito del ritrovato dialogo.

Se non è 'Peace&Love', poco ci manca.

Una grande vittoria di Moon Jae-in

Riteniamo che in questo sorprendente risvolto della crisi coreana, sorprendente alla luce di come stavano le cose fino allo scorso dicembre, siano stati ingiustamente trascurati i meriti del governo sudcoreano. Sin dalla sua elezione alla presidenza del Paese, lo scorso anno, Moon Jae-in si era fatto promotore della possibile ripresa del dialogo con il Nord.

Sarà dunque protagonista di un incontro tra i capi di Stato delle due Coree che non avviene da oltre un decennio e, se consideriamo che Kim Jong-un non ha mai incontrato personalmente il leader cinese Xi Jinping, massimo rappresentante di un Paese che sarebbe teoricamente alleato della Corea del Nord, l'atteso bilaterale si annuncia fin d'ora come l'evento politico internazionale dell'anno. Meno di 24 ore prima c'era stata anche la circospetta apertura del vice presidente americano Mike Pence che si è dichiarato disponibile ai colloqui con la Corea del Nord, premettendo comunque che, nel frattempo, gli Stati Uniti non allenteranno la pressione sul piccolo Stato comunista. L'obiettivo di Washington è lo smantellamento dell'arsenale nucleare nordcoreano, non sarà semplice. Ma il dialogo intercoreano cambia comunque molte cose e, soprattutto, allontana lo spettro di una guerra che fino alla fine dello scorso anno sembrava davvero sul punto di scoppiare.