Sabato 2 febbraio sarà ricordato come il giorno in cui l'attivista leghista Traini, ventottenne risidente nel piccolo comune di Tolentino, seminò il panico per le vie di Macerata, sparando colpi di pistola dalla propria auto e ferendo sei persone, tutte straniere. Dalla revisione dei filmati delle telecamere è emerso come il raid avesse degli obiettivi precisi: la sede del PD e gli stranieri presenti in quegli istanti. A testimonianza di ciò vi è il fatto che, una volta venuto a conoscenza del ferimento di una donna, l’autore del folle gesto si è subito sincerato delle sue condizioni, mentre, riferiscono gli inquirenti, non ha ancora mostrato segni di pentimento nei confronti degli altri feriti: Luca ha, infatti, dichiarato di aver compiuto ciò, in stato di coscienza e lucidità, per vendicare l’omicidio di Pamela Mastropietro.
Al giovane era stato diagnosticato un disturbo borderline della personalità. Tuttavia, le recenti dichiarazioni di Giancarlo Giulianelli, avvocato difensore dell'imputato, hanno negato l’ipotesi secondo la quale il ventottenne fosse in cura da uno psichiatra.
Le condizioni di salute del leghista
Lo psicoanalista austriaco F. Kernberg (Vienna 1928) definì gli individui borderline caratterizzati da una visione di sé vulnerabile e soggetti a crisi relazionali: le parole chiave per questo disturbo sono “impulsività e instabilità”. L’azione del giovane leghista può essere collegata ad un disturbo borderline solo se si considera la morte della giovane Pamela il solo fattore scatenante, ciò che nell’analisi della domanda viene definito “fallimento collusivo”.
Analizzando le dichiarazioni e le prove rinvenute si può intuire come il gesto sia stato premeditato e frutto di una situazione mentale che si protraeva da tempo e non dovuto solo dal disturbo diagnosticatogli. È dimostrato come le persone affette da tali disturbi tendano a sperimentare stati d’animo intensi, durante i quali risulta difficile riottenere il controllo di sé.
Di conseguenza, ci possono essere frequenti scoppi d’ira e comportamenti impulsivi, attuati con l’obiettivo di ridurre l’attivazione emotiva nel breve termine, andando, però, incontro a gravi conseguenze nel lungo periodo. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, tali comportamenti sfociano in autolesionismo e tentati suicidi, raramente nella violenza su altri individui.