Dopo una breve sospensione è ripresa la campagna militare dell'esercito turco nel nord ovest della Siria. Ad essere interessata dalle operazioni militari è l'area di Afrin, da tempo sotto il controllo delle milizie curde dello Ypg (Unità di protezione popolare). Ad essere stati colpiti dai bombardamenti aerei sono stati, secondo fonti militari turche, più di dodici obiettivi, mentre almeno 34 ribelli sarebbero stati "neutralizzati". Dal 20 gennaio, data d'inizio della campagna militare di Ankara nell'area, sarebbero 1,062 i ribelli uccisi, feriti o che si sarebbero arresi.

Quattordici, invece, i morti tra le fila turche. Le truppe di Ankara hanno anche condotto offensive terrestri nell'area di Afrin, giungendo ad occupare alcuni territori. Secondo fonti turche, nel corso dei bombardamenti aerei sarebbero stati colpiti solamente obiettivi militari, mentre i curdi siriani sostengono che anche villaggi abitati da civili siano stati oggetto di bombardamenti, con più di un centinaio di morti tra la popolazione. Fonti Onu riferiscono, inoltre, che tra i 15mila e i 30mila curdi siriani sarebbero stati costretti ad abbandonare le proprie case dall'inizio dell'offensiva. L'obiettivo ultimo di Ankara è quello di eliminare la presenza delle milizie curde ad Afrin.

Le cause dell'offensiva

Dietro la decisione del governo turco di condurre un'offensiva militare nel nord della Siria ci sono diverse ragioni. L'area di Afrin è adiacente al confine con la Turchia e il governo di Ankara non vede di buon occhio la presenza dei guerriglieri nella zona. La Turchia asserisce, infatti, che lo Ypg non sia altro che un gruppo terroristico che ne minaccia la sicurezza.

I rapporti tra gli esecutivi turchi e la popolazione curda sono storicamente tesi. Un numero consistente di curdi vive, infatti, nell'est della Turchia e da decenni il gruppo terroristico del Pkk ( Partito curdo dei lavoratori) ha intrapreso una sanguinosa guerriglia contro le autorità di Ankara, inizialmente con l'obiettivo di giungere all'indipendenza dei territori popolati dai curdi e in seguito proponendo un'autonomia degli stessi.

La popolazione curda, inoltre, vive anche in altre aree della regione mediorientale, tra cui il nord della Siria. In quest'ultima nazione, a causa della guerra civile in corso dal 2011, il governo centrale di Damasco non esercita più il controllo territoriale su vaste zone del Paese. Nelle aree curde all'esercito di Damasco si sono sostituite le milizie curde, finanziate ed appoggiate dagli Stati Uniti, che hanno esteso sempre di più la propria influenza territoriale, fino a comprendere quasi completamente il nord del Paese, territorio confinante con la Turchia. Quest'ultima teme la formazione di uno stato indipendente curdo nel nord della Siria che possa poi minacciare l'integrità territoriale di Ankara.