E’ la mattina del 19 Marzo quando a Bologna, nel quartiere di Barca, zona con la più alta concentrazione di case popolari, viene arrestato un 39enne iraniano con l’accusa di possedere e trafficare 15 chili di oppio e 15 grammi di “Shaboo”.

Questa è solo l’ultima vicenda legata al traffico di droga, dato che non sono nuovi casi di questo tipo nella città bolognese. La settimana precedente, infatti, era stato posto in stato di fermo anche uno spacciatore nigeriano che vendeva questa “nuova” droga, con un principio attivo del 78%.

I corpi di polizia sono andati a “colpo sicuro” poiché, dopo accurate ricerche, hanno individuato il maggior venditore della zona e di conseguenza anche l’indirizzo: via Prospero Fontana.

Su disposizione della procura della Repubblica di Bologna, l’iraniano è finito in carcere mentre invece, la merce sequestrata, è stata affidata al Laboratorio Analisi Sostanze Stupefacenti. Infatti, all’uomo, è stato imputato non solo il possesso ma anche la futura rivendita alle raffinerie del posto, che l’avrebbero trasformata in morfina ed eroina, per poi essere smerciate nei luoghi di spaccio cittadini.

Cos’è questa nuova droga e come è giunta in Italia

Questa droga, in realtà, è “nuova” poiché arrivata di recente nel nostro territorio (circa una decina di anni fa) ma, la prima produzione, è stata effettuata alla fine dell’800 in un laboratorio giapponese. I maggiori spacciatori, però, sono filippini che, dopo essere emigrati in Italia, ne hanno importato il commercio in modo massiccio.

La “shaboo” è una droga sintetica, rientrante nel gruppo delle “metanfetamine”, che causa quindi un effetto euforico: non fa percepire la fatica e, se assunta in dosi massicce, non causa sonnolenza riducendo le ore di sonno a zero, anche per una settimana. Questi sono i sintomi al rilascio di dopamina ma, effettivamente, questa droga sintetica provoca anche dipendenza immediata, comportamenti violenti e disturbi della personalità.

Secondo alcuni rapporti medico-sanitari, essa ha una potenza devastante: anche di 8-10 volte superiore a quella della cocaina e, nel caso se ne facesse un uso smodato, causerebbe gravi problemi fisici: caduta di denti ed invecchiamento precoce.

Se dunque lo spaccio è stato affidato a questi immigrati filippini, sono i cinesi che ne hanno in mano il pieno controllo.

I guadagni dagli introiti sono elevatissimi poiché la dose singola (di 0,1 grammo), costa già dai 30 ai 50 euro. In più, i grandi trafficanti, sospendono in vari periodi la sua diffusione per poter alzare la richiesta e aumentare a dismisura i prezzi già, di per sé, alti.

L’ultimo problema, ma quello di maggiore importanza, è quello dell’importazione di questa sostanza. Secondo le ultime ricerche una delle maggiori aziende produttrici si trova in Polonia e, da lì, si dirama “la via della Shaboo”. In Italia, dunque, arriva tramite i mezzi di trasporto più comodi: carrozzerie di automobili, sue intercapedini ed estintori modificati. La base d’appoggio è Padova e, successivamente, raggiunge Prato e Milano (le tre città con le comunità cinesi più grandi d’Italia). Sfugge ai controlli delle autorità perché è inodore e quindi, anche i cani antidroga hanno difficoltà ad individuarla nei diversi scali aeroportuali.