Negli ultimi giorni si sta parlando molto dello scandalo di Cambridge Analityca, la società di consulenza britannica che ha lavorato per la campagna elettorale dell'attuale presidente statunitense Donald Trump. Stando a quanto rivelato dai media, la società inglese si rese responsabile dell'utilizzo delle informazioni personali di almeno 50 milioni di utenti statunitensi su Facebook, senza la loro autorizzazione.

La rivelazione di Carol Davidsen: 'Anche l'entourage di Obama aveva utilizzato gli stessi metodi'

Recentemente hanno fatto e stanno facendo discutere le rivelazioni fatte da Carol Davidsen, la dirigente del Dipartimento 'Media Targeting' dello staff di Obama nelle elezioni presidenziali del 2012.

Secondo quanto riportato da un articolo pubblicato sul sito web Gli Occhi Della Guerra, in una conferenza del 2015 la stessa Davidsen affermò che lo staff democratico riuscì ad acquistare in modo arbitrario diversi dati dei cittadini statunitensi a cui i repubblicani non avevano accesso.

Il doppio standard dei media mainstream sui due casi

Negli ultimi giorni, la Davidsen è tornata a parlare della vicenda che coinvolse lo staff di Obama. Andando maggiormente nello specifico, la donna ha sostenuto su Twitter che Facebook si era accorta dell'uso 'indiscriminato' dei dati dei cittadini fatto da parte dello staff di Obama ma decise di non fare nulla in quanto, sempre stando a quanto scritto dalla Davidsen, la multinazionale del web aveva deciso di schierarsi dalla parte del Partito Democratico.

Stando a quanto affermano diversi opinionisti ed analisti, risulta completamente diverso il comportamento avuto da Facebook e dalla maggioranza dei media mainstream nei riguardi del caso Cambridge Analityca. Difatti, negli ultimi giorni si sta parlando a gran voce del 'furto della privacy' dei cittadini e della 'manipolazione psicologica' in cui Facebook e altre multinazionali del web sarebbero coinvolte.

Il fatto è che quando ad essere protagonisti di situazioni simili erano i democratici tutto sembrava filare liscio e le critiche al social network e/o le campagne in difesa della privacy venivano, non raramente, considerate eccessivamente 'complottiste'. Tutto ciò fa ben pensare ad un vero e proprio 'doppio standard' che sarebbe presente nell'ambito di buona parte dei media mainstream e degli stessi vertici della nota corporation della Silicon Valley.