Negli ultimi anni è stato sufficiente accendere il televisore per qualche minuto o scorrere rapidamente la sezione Notizie di qualsiasi giornale per rendersi conto di quanto la situazione siriana, e in particolare la guerra civile che sta scuotendo il paese, sia complessa a livello politico e pericolosa per chiunque si avvicini al confine dello stato.
Da ormai sette anni, da quando scoppiarono le prime sommosse nel 2011, il territorio siriano è costellato da morte e desolazione. Obbrobri di vario genere vengono commessi da anni all'interno del confine siriano: dall'uso di bambini-soldato per combattere una guerra troppo cruenta che li ha uccisi, all'attacco missilistico che in una notte dell'aprile scorso ha devastato non poco un paese già scosso e ferito centinaia di persone.
Abusi di genere in Siria
A peggiorare ancora di più la situazione di chi si trova a vivere ogni giorno fra il terrore e la morte, sono gli avvenimenti shock che da appena un paio di giorni sono diventati di dominio pubblico. Grazie a “Voices from Syria 2018”, un rapporto che riporta tutte le denunce fatte da chi ha subito abusi di genere, tutto il mondo è venuto a conoscenza di quello che molte donne siriane devono sopportare per avere gli aiuti di cui hanno diritto. Non stiamo parlando solo di abusi fisici – già questi di per sé inaccettabili e deplorevoli – ma di vere e proprie violenze psicologiche a cui molte donne sono state sottoposte in cambio di quell'aiuto di cui necessitavano.
I responsabili di tutto questo sono operatori umanitari, persone che sono state inviate in Siria in nome delle Nazioni unite e di altre organizzazioni internazionali di natura benefica per aiutare chi ne ha davvero bisogno.
Ma non tutti i funzionari hanno tenuto a mente il motivo della loro presenza, purtroppo: in diversi governatorati la prestazione sessuale è diventata una merce di scambio che ha concesso a molte donne di ottenere l’assistenza umanitaria a cui avevano diritto.
Il rapporto del UNFPA (acronimo di “Fondo delle Nazioni Unite”) riporta di casi in cui donne sono state costrette a sposare uomini di queste associazioni per lassi di tempo più o meno brevi.
Questo permetteva loro di essere al sicuro, di avere dei pasti per sopravvivere o Aiuti umanitari di altro tipo, e ai funzionari di ottenere servizi sessuali. Vittime particolarmente vulnerabili a questo tipo di sfruttamento sono donne e ragazze non accompagnate, divorziate o vedove, che non possono essere protette da figure maschili.
Questa grave situazione era già stata segnalata tre anni fa, quando una consulente umanitaria, Danielle Spencer, era riuscita a raccogliere nel 2015 le testimonianze di donne siriane che avevano subito abusi da parte dei funzionari umanitari. Questi racconti e prove, però, non erano state sufficienti per cambiare la situazione: l'Onu aveva fatto le opportune segnalazioni, eppure la situazione è stata - si spera non - volutamente ignorata. Per questo Danielle Spencer è tornata, raccontando alla Bbc in un’intervista del 27 febbraio scorso, quello che ha visto, portando la sua testimonianza davanti a centinai di persone. Ha raccontato quello che ha visto nel corso del suo periodo in Siria, quando lei stessa elargiva aiuti a chi ne aveva più bisogno, riportando storie di vita quotidiana nei centri, esempi di come gesti come le violenze di genere fossero in grado di distruggere le donne siriane.
Il vero problema è che tutte le violenze di genere commesse ancora oggi non fanno altro che aumentare la paura nelle donne siriane che, per timore di essere ricattate in questo modo dai funzionari Ong, si rifiutano perfino di andare ai centri di distribuzione che sono stati creati appositamente in Siria.