Aveva solo 17 anni quando si è lanciato da un ponte ad Alpignano, in provincia di Torino. Michele Ruffino era un giovane come tanti, ma la sua vita era stata segnata da una rara malattia causatagli all’età di sei mesi da un vaccino antipolio scaduto. Dopo una lunga battaglia giudiziaria aveva ottenuto anche un risarcimento per quella vicenda, ma nonostante le cure risentiva ancora di gravi problemi alle braccia e alle gambe e faticava a muoversi.
Le sue condizioni di salute lo avevano costretto ad una vita diversa da quella dei suoi coetanei. Diversa non solo per gli ostacoli fisici che poco a poco aveva imparato a superare: Michele era diventato bersaglio della crudeltà di alcuni bulli che non perdevano occasione per umiliarlo ed isolarlo.
Ha passato un’intera vita così, vittima di bullismo, combattuto tra la solitudine della vita reale e il desiderio di comunicare che ormai riversava soltanto nel mondo di Youtube, a contatto con i suoi idoli ai quali confidava paure e insicurezze.
Finché un giorno non ne ha potuto più. In una lettera ha lasciato le sue ultime parole alla madre: "Ti scrivo questa lettera, la mia ultima lettera. Si hai capito bene, perché non credo di riuscirci più. Ho intenzione di mollare. Questo ragazzo moro piange davanti allo specchio e non trova nessuno dietro di sé che gli dica 'ehi oggi sei maledettamente bello'".
La madre accusa: “Vittima dei bulli”
Il gesto esasperato di Michele scuote le coscienze per la crudeltà della vicenda.
E' la madre, Maria Catrambone Raso, a spiegare le ragioni del suicidio. Michele desiderava soltanto avere un amico della sua stessa età; voleva solo sentirsi chiedere un "come stai" in più. E invece veniva continuamente deriso, umiliato, maltrattato. Per molti era solo "quello che ogni tre passi cade per terra". Una vita di insulti, prese in giro e porte in faccia.
Non mollava, Michele. Ma alla fine non ce l'ha fatta e ha deciso di saltare. Chissà quante volte ci aveva pensato. Dopo il suicidio del figlio, mamma Maria ha deciso di denunciare tutto ai Carabinieri.
La donna ha rivelato particolari sconcertanti sui persecutori, che non hanno smesso di deriderlo neanche al suo funerale. "Uno di quei ragazzini ha guardato la foto di mio figlio e ha detto che da vivo era molto più brutto.
Chi lo ha ascoltato si è sentito gelare il sangue nelle vene".
Adesso i Carabinieri stanno analizzando le sue lettere, il computer e il cellulare del ragazzo, ma al momento non sembra ci siano indagati per la sua morte.
J-Ax: assurdo nel 2018 morire di bullismo
A poche settimane dal tragico evento i messaggi di solidarietà continuano a moltiplicarsi. Ha usato parole durissime Alessandro Aliotti, in arte J-Ax, in un post su Facebook: "Trovo assurdo, ancora oggi, nel 2018, morire di bullismo". E si è rivolto ai giovani nella sua stessa situazione per invitarli a non mollare.
Il suicidio di Michele lascia dolore e amarezza. È il gesto di un ragazzo come tanti; forse, presto verrà dimenticato. Ma avrà lasciato una ferita profonda in tutti noi, per l’incapacità di una società civile di educare i ragazzi e sostenere i più deboli in un mondo che guarda solo all’apparenza.
"La tua morte - dice la mamma di Michele - è il fallimento di noi tutti, di una società che mira invano verso la perfezione". Condividiamo in pieno questo pensiero, augurandoci che fatti del genere non debbano più accadere.