Oggi, presso il Tribunale di Roma, è stata emessa la sentenza di primo grado sul caso Marco Vannini. Per chi non conoscesse la vicenda, ricordiamo che il giovane, originario di Cerveteri, è morto il 18 maggio 2015 dopo essere stato raggiunto da un colpo d'arma da fuoco mentre si trovava a casa della sua ragazza, Martina. Durante la tragedia, nella villetta di Ladispoli erano presenti tutti i componenti della famiglia Ciontoli, compresa la fidanzata della vittima. Secondo quanto emerso dalle indagini, la vicenda non sarebbe stata gestita al meglio poiché, dopo lo sparo che colpì Vannini, i soccorsi non sarebbero stati chiamati tempestivamente, ma con colpevole ritardo.

Inoltre la telefonata al 118 sarebbe stata decisamente fuorviante, con i Ciontoli che avrebbero parlato di un leggero infortunio. Invece, quando giunsero sul posto, i sanitari si resero conto che si trattava di una ferita ben diversa e molto più grave: il ragazzo versava in condizioni disperate e fu trasportato, invano, con l'eliambulanza in ospedale. Ricordiamo, infine, che i genitori del 21enne furono avvertiti dell'accaduto soltanto poche ore prime della tragica scomparsa del ragazzo.

Mamma Marina disperata in aula

A marzo, il pm di Civitavecchia, Alessandra D'Amore, aveva chiesto per omicidio volontario 21 anni per Antonio Ciontoli, 14 anni per la moglie Maria Pezzillo e i figli Martina e Federico, e 2 anni per Viola Giorgini, fidanzata di Federico, per omissione di soccorso.

Oggi, 18 aprile, è giunto al termine il processo di primo grado che ha sancito le seguenti condanne: 14 anni di carcere per omicidio volontario per Antonio Ciontoli, 3 anni per concorso in omicidio colposo per i figli Martina e Federico, e anche per la moglie Maria Pezzillo. Invece, per quanto riguarda Viola Giorgini, è arrivata l'assoluzione perché il fatto non costituisce reato.

Al termine della lettura della sentenza si è scatenata l'ira di Marina, madre di Marco Vannini, di tutti i parenti e degli amici presenti in aula. Una decisione destinata a far discutere non solo gli addetti ai lavori, ma anche l'opinione pubblica. Ad oggi, infatti, tra la gente serpeggia una certa incredulità di fronte alle condanne sancite dalla magistratura.

Infatti, secondo quanto emerso dalle indagini, se la famiglia Ciontoli avesse gestito meglio e con maggiore decisione le fasi immediatamente successive al ferimento del ragazzo, quasi certamente avrebbe potuto salvargli la vita.