Il Giudice Gaetano Maria Amato (58 anni) è stato rinviato a giudizio dalla procura di Messina con l'accusa di produrre e diffondere materiale pedopornografico e per aver abusato sessualmente di due minorenni.
Materiale pedopornografico prodotto e diffuso in rete dal Giudice
Il caso di pedofilia di cui ci occupiamo ha coinvolto un magistrato che, prima dell'arresto, esercitava la sua professione presso il Tribunale di Reggio Calabria. Parliamo del Giudice Amato che, secondo l'accusa, avrebbe prodotto e diffuso in rete immagini di minorenni (due sedicenni), dopo averle riprese con la videocamera del telefonino.
Gli inquirenti, una volta sequestrato il computer del Giudice, hanno trovato materiale pedopornografico e sarebbero venuti a conoscenza dell'esistenza di una chat tramite la quale Amato scambiava foto a luci rosse e compromettenti di minorenni con altri soggetti, anche loro finiti sotto inchiesta. Tra le accuse rivolte ad Amato dalla Procura di Messina, ci sarebbe quella di aver palpeggiato una delle due minorenni protagoniste del materiale pornografico.
Amato è stato sospeso e potrebbe essere radiato
In seguito al suo arresto, il magistrato che lavorava alla Corte d'Appello di Reggio Calabria è stato immediatamente sospeso dal suo incarico, con la conseguente sospensione dello stipendio. Il procedimento disciplinare che è stato aperto a suo carico potrebbe portare, qualora le accuse venissero confermate, alla radiazione dall'albo.
Le indagini che hanno portato alla scoperta di una rete di pedofili, sono partite da Taranto tramite un'inchiesta coordinata dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia, il suo aggiunto Giovanna Scaminaci e il Pubblico Ministero Roberto Conte. Attualmente sono state già arrestate 10 persone coinvolte nella rete di pedopornografia, effettuate 47 perquisizioni e sequestrato materiale informatico che ha confermato gli abusi sessuali e la diffusione di materiale a luci rosse.
Amato aveva già parzialmente confermato le accuse a suo carico durante l'interrogatorio di garanzia e, poiché gli abusi si sarebbero verificati a Messina, è proprio il Tribunale della provincia siciliana a doversi occupare del caso.
L'indagato è attualmente agli arresti domiciliari, e sta scontando la sua pena in un centro di recupero in attesa di giudizio, che avverrà in tempi rapidi. Nessuno dei colleghi della Corte d'Appello di Reggio Calabria, contattati oggi dai media locali, ha voluto commentare la vicenda lasciando che la verità esca dall'aula del Tribunale di Messina.