"Un patto con la mafia che è durato 18 anni, dal 1974 al 1992, mantenuto dall'imprenditore Silvio Berlusconi che ha avuto come intermediario Marcello Dell'Utri". Nino Di Matteo non usa mezzi termini e non è la prima volta, soltanto pochi giorni addietro il sostituto procuratore antimafia aveva utilizzato gli stessi toni in Campidoglio. Stavolta è intervenuto a Sumo02#, evento organizzato ad Ivrea dall'associazione 'Gianroberto Casaleggio'. Ad applaudire queste parole, in prima fila, il leader e candidato premier del M5S, Luigi Di Maio, ma anche Alfonso Bonafede che, in un eventuale governo a 5 Stelle sarà il ministro della giustizia.

La dice lunga, in un periodo di trattative politiche per formare il nuovo governo, quale sia la posizione pentastellata nei confronti di Forza Italia.

'Chiediamo la verità sulle stragi'

Di Matteo va ben oltre ed enuncia a gran voce le sue proposte per riformare la giustizia. Un settore che, secondo il magistrato, dovrebbe essere sottoposto ad una sorta di "rivoluzione copernicana a partire dalle normative sulla prescrizione, dal potenziamento delle intercettazioni fino all'uso di operatori sotto copertura relativi a reati finanziari e di corruzione". Nel mirino anche quelli che ha definito "indulti ed amnistie mascherate". Tornando al passato, ci sono ancora troppi punti interrogativi sulle stragi di mafia più tristemente celebri.

"Motivo per cui chiediamo finalmente la verità sulle stragi, non possiamo più basarci su mezze verità o verità parziali". Secondo il magistrato, "nel nostro Paese è ancora molto forte il partito di chi ha interesse che la macchina della giustizia non funzioni come dovrebbe". Ogni riferimento non è puramente casuale.