Si chiamava Mawda, aveva solo due anni. Insieme ai genitori ed al fratellino era scappata dal Kurdistan iracheno, alla ricerca di un’esistenza più serena. Ma non ce l’ha fatta, ha trovato la morte all’alba di giovedì 17 maggio, a pochi chilometri da Mons, nel sud del Belgio. La piccola si trovava su di un furgone in cui erano stipati 26 adulti e tre bambini, tutti curdi. La famiglia di Mawda era già stata allontanata dal Belgio e respinta in Germania: si suppone che insieme agli altri passeggeri di quel veicolo volesse fuggire verso la Gran Bretagna, dove avrebbe richiesto asilo politico.
Probabilmente quel vecchio Pegeout aveva già compiuto altri viaggi della speranza, carico di migranti irregolari; ma questa volta si è arrivati ad un tragico epilogo.
Ancora poco chiara la dinamica dei fatti
Per molte ore non si è capito cosa fosse esattamente successo. Secondo le prime ricostruzioni il furgone era stato intercettato in un’area di servizio a Namur da una pattuglia della polizia, insospettita dalla targa non regolare, ma il conducente non si era fermato. È iniziato così un inseguimento spericolato lungo i 70 chilometri dell’autostrada E42 – a cui hanno partecipato anche altre auto delle forze dell’ordine, chiamate come rinforzo – conclusosi nei pressi di Mons, dopo che il veicolo è entrato in collisione con un’altra vettura.
Mentre tutti gli altri passeggeri del mezzo ne sono usciti illesi, Mawda non ce l’ha fatta ed è spirata sull’ambulanza che la stava trasportando nel più vicino ospedale. Inizialmente si era pensato che la piccola avesse subito un trauma durante la folle corsa dell’autista, probabilmente un trafficante di migranti: solo l’autopsia ha stabilito che la piccola era stata colpita alla guancia da un colpo di arma da fuoco, che le aveva sfigurato il volto.
Il silenzio della polizia
Le autorità mantengono il massimo riserbo sull’accaduto. Dopo tanto tempo ancora non hanno chiarito se il colpo sia stato effettivamente sparato dalla polizia durante l’inseguimento, come sembra plausibile. Fino ad ora i vertici delle forze dell’ordine hanno preferito tacere sulla vicenda. Secondo alcune testimonianze, pare che i trafficanti avessero usato la bimba come scudo umano, addirittura esibendola dai finestrini del furgone durante la sparatoria.
Tutti i passeggeri del veicolo sono stati nel frattempo sottoposti ad un fermo giudiziario, mentre la procura di Tournai indaga per traffico di esseri umani, ribellione armata ed omicidio volontario. Il portavoce del ministro dell’Interno Jan Jambon – pur sottolineando come questa vicenda abbia messo ancora una volta in evidenza la disumanità della tratta di migranti – ha voluto difendere gli uomini della polizia “che hanno svolto il loro lavoro e sono obbligati a lottare ogni giorno contro questi trafficanti”. Nel frattempo più di mille persone hanno manifestato davanti alla sede del dicastero belga, per protestare contro “l’uso sproporzionato della forza della polizia”, che avrebbe “aperto il fuoco contro un vecchio furgone carico di migranti”.