Abbiamo letto per mesi i racconti delle vittime di Harvey Weinstein. Grazie alle loro testimonianze, inizialmente pubblicate dal New York Times e dal New Yorker, hanno preso vita il movimento #MeToo e l’organizzazione Time’s up, che hanno profondamente influenzato la società americana. Non si era sentita ancora l’altra campana, la voce di chi ha vissuto per dieci anni accanto al produttore, accusato di molestie sessuali e violenze da tante donne. Ma ora, dopo cinque mesi di assoluto silenzio, Georgina Chapman, la 42enne ex moglie di Weinstein, parla della vicenda che le ha sconvolto la vita, facendo naufragare il suo matrimonio e creandole problemi anche nell’attività di stilista per Marchesa – marchio da lei creato insieme a Keren Craig – in un’intervista rilasciata a Vogue.
La preoccupazione per i figli
La stilista ribadisce di aver sempre ignorato i comportamenti del marito – contro il quale sono state raccolte le testimonianze di settanta donne diverse – rimproverandosi di essere stata troppo ingenua. Poi una volta che ha lasciato il produttore, in contemporanea con l’uscita della prima grande inchiesta sulle molestie del New Yorker, ha preferito non farsi vedere in pubblico, perché “umiliata e a pezzi”, tanto da dimagrire vistosamente in pochi giorni. Ha vissuto momenti in cui l’incredulità per una vicenda di cui non aveva mai sospettato nulla lasciava il posto a stati di confusione e rabbia. Ma la maggiore preoccupazione, che le causa spesso crisi di pianto, è per i due figli della coppia, India, di sette anni, e Dashiell, di cinque: “Mi chiedo come si comporterà con loro la gente, anche se so che loro amano profondamente loro padre”.
La fine di un matrimonio felice
Georgina ricorda la decisione di portare via i piccoli di casa, non appena si è resa conto, leggendo le inchieste, che non si trattava di un caso isolato, ma di un comportamento sistematico da parte del marito. Rivela anche che ad aiutarla ad andarsene è stato un vecchio amico, l’attore David Oyelowo.
Tuttavia non riesce a parlar male di Weinstein, ribadendo di aver vissuto per anni un matrimonio felice con un partner che le faceva da amico, da sostenitore e da confidente. Poi, all’improvviso, il mondo le è crollato addosso: ci sono voluti due giorni per metabolizzare le notizie che erano uscite sui giornali. La stilista sottolinea come molti dei fatti raccontati si riferivano ad un’epoca precedente al suo incontro con il produttore: il conoscerli prima avrebbe sicuramente influenzato le sue scelte di vita.
Dopo che la bomba è deflagrata in tutta la sua violenza, ha deciso di farsi aiutare da uno psicologo; ma non subito, perché inizialmente era troppo sconvolta. Infine, racconta che un grande sostegno in questo momento difficile le arriva dalla famiglia, in particolare dalla madre che spesso parte da Londra per farle visita nella casa di New York dove abita ora con i figli: “Con la sua allegria riesce a tirarmi su il morale”.