Undici milioni di italiani ogni anno assumono farmaci contro la depressione. Praticamente quasi il 20% della popolazione dello stivale. È l’incredibile e allarmante statistica diffusa dall’Agenzia per il Farmaco e dall’Istituto di fisiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Pisa. Anche il leader della Lega Matteo Salvini l’ha richiamata nelle sue dichiarazioni seguite all’incontro con il capo dello Stato Mattarella verso il nuovo Governo tenutosi lunedì pomeriggio.
Un ‘settore’ in cui l’Italia eccelle, purtroppo. Siamo infatti di fronte a numeri quattro volte superiore alla media dei paesi dell’Eurozona.
Nel mondo, invece, come ben raccontano i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 300 milioni i consumatori delle cosiddette ‘droghe legali’, ossia circa il 4,4% della popolazione totale. In Europa inoltre, come riporta il Journal of Psychiatry, tra il 2010 e il 2015 gli il consumo di antidepressivi è aumentato del 20%.
L’uso di psicofarmaci: un dramma sociale
Per quanto riguarda l’incredibile caso di studio Italia, a preoccupare maggiormente è l’uso ‘fai da te’ degli psicofarmaci utili a combattere quella che una volta veniva chiamata melanconia. Tanti ritengono infatti quasi inutile rivolgersi ad uno psicologo, in quanto convinti di poter combattere da soli il male oscuro. Un errore che spesso può risultare fatale.
Lo testimoniano anche i numerosi casi di cronaca o i tanti suicidi provocati proprio da una depressione non solo non curata, ma nemmeno forse mai diagnosticata. Il tradizionale lettino dello psicoterapeuta insomma fa paura. Sedervisi sopra viene percepito ancora come l’ammissione di una sconfitta.
In un articolo apparso su La Stampa on line, alcuni studiosi hanno provato a spiegarne le motivazioni.
In primis, il male di vivere che può accompagnare un quotidiano come quello di oggi fatto di valori sempre più scialbi e opachi. Ma anche la mancanza di lavoro in un paese sempre più 'per vecchi', o il suo declassamento negli schiavismi moderni, che fa ripiegare le persone su se stesse. Una circostanza che spesso limita fortemente le possibilità e la volontà di rivolgersi a uno psicologo o a uno specialista: in questi casi infatti sulle tasche vuote incombe la paura di pesanti parcelle.
In realtà, oggi i prezzi via via si stanno abbassando, grazie anche alla grande concorrenza esistente ormai in un settore che ha visto negli ultimi proliferare i laureati in psicologia e affini. Rendendo più accessibili i lettini. E dunque più numerose le strade per ritrovare se stessi e ripartire facendo a meno dell’uso di sostanze psicotrope.