Sono ore di sconforto quelle che si stanno vivendo nelle ultime settimane nelle zone rurali del territorio a nord-ovest della Repubblica Domenicana del Congo. Stando a quanto comunicato dall’Istituto Internazionale della Sanità, nel periodo compreso tra aprile e maggio 2018 sono stati registrati oltre una quarantina di casi di Ebola, di cui 27 hanno avuto decorso fatale. A lanciare l’appello è Peter Salama, il quale ha esortato le comunità internazionali ad intervenire il più presto possibile per contenere e prevenire la potenziale epidemia di massa che potrebbe scaturire dai primi casi di infezione.

La situazione è davvero pericolosa in quanto il focolaio sta lentamente ampliando il suo diametro e la paura dei medici e degli esperti è che nei prossimi giorni l’infezione virale possa spostarsi in zone urbane più densamente popolate e, quindi innescare un effetto domino difficile poi da arrestare.

Come contrastare l'avanzata dell'Ebola

Il primo passo intrapreso dalle Organizzazioni Sanitarie locali ed internazionali, è stato quello di attuare una serie di precauzioni volte alla circoscrizione del raggio di espansione di Ebola. Non si tratta di una vera e propria quarantena, ma le autorità hanno ritenuto opportuno isolare le zone colpite, limitando e controllandone gli accessi. Successivamente è stata stilata una lista di oltre 400 soggetti ritenuti a rischio e quindi “pericolosi”, i quali sono stati trasferiti all'interno di un campus medico provvisorio, nel quale è possibile monitorare costantemente lo stato di salute degli individui.

I primi dati comunicati negli ultimi giorni sono confortanti, in quanto i pazienti rispondono positivamente alle cure ai quali sono sottoposti. Questo è merito soprattutto dell’utilizzo del vaccino, senza il quale non ci sarebbero state tali risposte positive. L’avvento del vaccino anti-Ebola è stato provvidenziale, frutto degli sforzi dei ricercatori scientifici di tutto il mondo che nello scorso biennio hanno speso al massimo le loro energie nel trovare una cura per Ebola.

E’ doveroso specificare che non esiste un vaccino anti-Ebola che sia stato approvato dalla Medicina Internazionale, ma quello utilizzato in Congo è un prodotto sperimentale testato su migliaia di persone che si è rivelato estremamente efficace nel contrastare il virus.

Nonostante la sua efficacia testata, senza l’approvazione da parte della comunità scientifica il vaccino non è prodotto su vasta scala, per cui bisogna fare ricorso alle limitate scorte prodotte nei laboratori autorizzati per la sperimentazione.

La situazione non è ancora critica e come riporta Focus: “L’OMS ne ha alcune scorte, e oltre 4mila dosi sono già state consegnate nella Repubblica democratica del Congo, con l’intenzione di somministrarle innanzitutto agli operatori sanitari e alle persone che si ritiene siano entrate in stretto contatto con i malati".

L'esordio del virus

Il virus di Ebola è stato diagnosticato per la prima volta nella storia nel 1976 in Congo. Nel corso dei decenni successivi il virus ha continuato a manifestarsi in territorio africano ma in modo saltuario e poco aggressivo. I primi casi di Ebola che hanno portato a vere e proprie epidemie di massa si sono registrati nel primo decennio del ventunesimo secolo, con un raggio di estensione del virus di migliaia di chilometri.

In poco tempo esso si è spostato dall’Africa fino a raggiungere l’Europa e gli Usa. Il rapido processo di diffusione virale è stato fortemente accelerato dal fenomeno della globalizzazione, che ha reso possibile collegare quasi tutte le aree geografiche del globo.

Il boom di Ebola si è registrato a partire dal triennio 2013-2016, flagellando prima l’ Africa occidentale per poi propagarsi nel resto del mondo, lasciando alle sue spalle una scia di oltre 11.000 morti su circa 28.000 casi accertati.

Un virus subdolo e misterioso

Per chi non lo sapesse quello di Ebola è un Virus causato da quattro specie di organismi che fanno parte della famiglia Filoviridae e all’ordine dei Mononegavirales. Il Virus ha complessivamente la lunghezza di circa 1500 nanometri ed è visibile al microscopio come una struttura sottile e filamentosa che si avvolge su sé stessa.

Il virus è trasmesso attraverso il contatto con fluidi biologici di soggetti infettati, e una volta entrato nell’organismo resta latente per circa tre settimane, che corrisponde al periodo di incubazione. Segue la comparsa dei primi sintomi come forti dolori articolari, vomito, problemi cardiorespiratori e febbri emorragiche che molto frequentemente conducono alla morte.

Nonostante i numerosi studi condotti, sono tuttora misteriose alcune dinamiche che contraddistinguono il Virus di Ebola e che lo rendono uno dei più letali al mondo.

La ricerca odierna verte sullo studio del ciclo vitale delle quattro specie che causano l’infestazione, al fine di capire in che modo e quando è più conveniente intervenire.