Per la prima volta in Italia, una Regione ha deciso di impegnarsi per emanare una legge che risponda alle nuove esigenze emerse nel mercato del lavoro 4.0. È il Lazio, che da una settimana lavora per tradurre in legge il voler tutelare i diritti dei lavoratori attivi nelle piattaforme digitali, di cui esistono solo stime sul numero degli operatori coinvolti. Proprio per questo, la Regione si vuole anche dotare di un’anagrafe digitale in cui tutti i lavoratori appartenenti al settore della Gig Economy potranno iscriversi. Il Lazio diventerà garante di un patto tra lavoratori e aziende, a cui parteciperà anche con proprie iniziative.

"Sono convinto che l'Italia e il Lazio abbiano bisogno di più innovazione ma anche di più diritti" le parole del presidente della regione Nicola Zingaretti. Ha aggiunto in seguito che è consapevole che la Gig economy sia uno dei nuovi settori produttivi, e che lo sviluppo di questo tipo di economia debba essere accompagnato da discussioni e provvedimenti legislativi verso la sfera dei diritti. Il percorso aperto oggi, ha fatto sapere il governatore, entro l'estate porterà l'approvazione si une legge "da concertare sia con le piattaforme delle società, con il mondo del lavoro e con i giovani coinvolti in questo mondo affinché nessuno sia lasciato solo". “

La Gig Economy

La Gig Economy è un modello economico caratterizzato dal lavoro on demand, un lavoro a chiamata nel momento in cui vengono richiesti servizi, prodotti o competenze.

Tutto viene gestito online, attraverso piattaforme e app dedicate. È un tipo di economia che si sta sempre più diffondendo visto il ruolo predominante che ha assunto la tecnologia nelle nostre vite. Se una volta si andava in un’agenzia viaggi per trovare una sistemazione per dormire in vacanza oggi ci si affida a un sito come Airbnb.

Se prima si chiamava una pizzeria per farsi portare il cibo a domicilio, ora basta aprire l’applicazione di JustEat o Foodora.

Il caso Foodora

Ed è proprio quest’ultima applicazione che nell’ultimo mese ha fatto molto parlare di sé, per la sentenza emanata dal Tribunale di Torino ad aprile.

Alcuni fattorini che lavoravano per Foodora erano stati “sloggati” dall’applicazione lavorativa, ovvero licenziati dall’azienda, a seguito di alcune loro proteste sulle loro condizioni di lavoro.

I sei riders decisero di fare causa a Foodora ma non si sarebbero mai aspettati la sentenza che è stata emanata il mese scorso. Secondo il tribunale di Torino, i fattorini non si potevano considerare lavoratori dipendenti nonostante dovevano essere reperibili in maniera costante e continuativa e, tramite un’applicazione, erano monitorati, tracciati e valutati in ogni loro mossa.

La sentenza ha acceso i riflettori sulle condizioni dei lavoratori del settore della Gig economy e, oltre al Lazio, anche il Comune di Bologna ha deciso impegnarsi, firmando - insieme a Cgil, Cisl, Uil e Union Riders - una Carta per i diritti con punti chiave la paga minima adeguata, le coperture assicurative, l’indennità meteo e la trasparenza dei contratti.