Una studentessa 18enne, che frequenta un istituto scolastico superiore di Parma, ha denunciato un suo compagno di Scuola 19enne, per violenza sessuale. Doveva essere una tranquilla giornata di fine anno scolastico all’Istituto Tecnico Economico Giambattista Bodoni di Parma. La maggior parte degli alunni era impegnata in alcune attività all’esterno. In un’aula solo tre studenti, una diciottenne e due compagni di poco più giovani, intenti a studiare e seguire le lezioni di un supplente. Ma tra mezzogiorno e le 13 è accaduto qualcosa di impensabile, che inizialmente era sembrato uno stupido gioco.

Un ragazzo di origine africana, proveniente da un’altra sezione, è entrato improvvisamente nella classe e ha preso di mira la ragazza, sottraendole il telefonino e scappando via, facendosi inseguire per un po’ dalla vittima, che ne chiedeva la restituzione: ma a quel punto il gioco si è trasformato in ben altro.

Venti minuti di violenza

Una violenza inspiegabile ed ancor più grave perché consumata tra quelle mura, che non sono riuscite a proteggere la studentessa. Secondo il suo racconto, una volta tornati nella classe, il ragazzo le ha messo una mano sul collo, iniziando a spingerla contro un muro per cercare di baciarla. I due compagni, gli unici presenti al momento, inizialmente gli hanno detto di smetterla, facendolo fermare, ma solo per pochi secondi.

Infatti, quasi subito, la giovane si è ritrovata di nuovo addosso le mani di quell'energumeno che non voleva saperne di desistere. Per altri venti minuti la vittima ha dovuto subire le attenzioni moleste del suo assalitore, senza che gli studenti presenti intervenissero o andassero a cercare aiuto fuori dall’aula. Minuti angoscianti e interminabili, fino a quando l’aguzzino – all’ennesima richiesta di smetterla – ha mollato la presa, ha restituito il cellulare ed è andato via, come se nulla fosse accaduto.

La denuncia della giovane

La giovane vittima però non si è persa d’animo: ha raccontato subito alla preside l’accaduto ed ha avuto la forza di non aspettare per recarsi nella locale caserma dei carabinieri, da sola, per sporgere denuncia. Ha descritto con fermezza tutti i particolari della molestia, rivivendo quei momenti, con il ragazzo sdraiato sopra di lei che le stringeva i polsi, cercando di baciarla e di profanarne il corpo.

Solo in un secondo momento ha informato i genitori, che, sconvolti, ora chiedono come sia stato possibile un simile episodio all’interno di una scuola e perché nessuno tra i presenti sia intervenuto con decisione. La madre, in particolare, si dispera per l’accaduto: ci sono già stati incontri con la preside e al provveditorato. Di sicuro nei prossimi giorni le autorità scolastiche si muoveranno per prendere misure adeguate ad un comportamento così grave, da parte di uno studente che fino ad ora non aveva mai dato problemi, e per punire l’omertà di chi ha fatto finta di non vedere. Invece la ragazza sarà seguita da psicologi esperti per tentare di superare l’incubo che ha vissuto: come ha spiegato durante la deposizione, in quegli orribili momenti non ha provato alcun dolore, se non dentro di sé.