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Grazia Di Nicola, una casalinga 48enne di Colliano, piccolo paese in provincia di Salerno, adesso ha paura di perdere addirittura le proprie figlie. La signora campana, madre di 4 figli e testimone di Geova, ha avuto assoluta necessità di una trasfusione di sangue, considerata un gravissimo peccato dalla sua fede religiosa. Risultato: la sua vita è stata rovinata proprio da coloro che, fino a poco tempo fa, erano stati i suoi 'fratelli' di culto. La vicenda è certamente surreale nel XXI secolo, ma c'è addirittura di peggio: la casalinga, infatti, è stata respinta dalle tre figlie che ora non vogliono più sapere nulla di lei.
La 48enne salernitana ha rivelato, nel corso di una recente intervista, che a soli 11 anni rimase ammaliata dai magazine incentrati sulla venerazione di Geova. Negli anni '80, dopo il potente e tragico sisma in Irpinia, alcuni testimoni di Geova suonarono alla porta di Grazia, dicendole che quel disastro era una chiara avvisaglia della fine del mondo. Quelle parole la fecero riflettere molto.
La sua casa era diventata una sorta di 'Sala del Regno'
Dopo il matrimonio, la signora Grazia non troncò mai i rapporti con l'organizzazione religiosa. Nel 2008 la casalinga visse un momento particolare e difficile che la portò a diventare membro dei testimoni di Geova. "Avevo bisogno di Dio", confessa la 48enne, ricordando quel momento buio.
Successivamente all'adesione al movimento religioso, la casa della Di Nicola diventò una sorta di luogo di riunioni del tutto simile ad una 'Sala del Regno', il luogo di culto dove i testimoni di Geova celebrano i loro riti. Anche i figli, sebbene piccoli, iniziarono a studiare i testi religiosi. Il marito di Grazia era contrario all'atteggiamento di quei soggetti che spesso si riunivano nella sua abitazione, ma la donna era sempre più pervasa da quel credo.
I veterani le dicevano che Satana cercava in tutti i modi di ostacolarla. La signora Di Nicola, insomma, attribuiva al demonio l'opposizione del coniuge.
La scoperta di un tumore benigno
I testimoni di Geova, a detta della signora Di Nicola, avevano convinto tutta la sua famiglia ad aderire alla setta perché, secondo loro, "solo i testimoni di Geova si salveranno dalla fine del mondo".
Due anni fa, Grazia aveva scoperto di avere un tumore benigno e, subito, ne aveva parlato con gli anziani della setta. Poco dopo l'incontro, le venne rilasciato un documento (di solito rilasciato a tutti i testimoni di Geova) attestante il rifiuto di qualsiasi trasfusione di sangue, globuli bianchi, rossi, plasma e piastrine. Alla Di Nicola venne anche indicata una struttura sanitaria dove vengono assicurati interventi chirurgici senza trasfusioni. Nella clinica di Salerno, il giorno prima dell'operazione, medici e anestesista avevano cercato in tutti i modi di far cambiare idea a Grazia. Lei, però, non voleva tradire il suo credo religioso, optando per un intervento senza trasfusioni.
Gli anziani della congregazione non l'hanno mai perdonata
Dopo l'operazione, le condizioni di salute della signora salernitana erano molto preoccupanti. Grazia era stanca e debilitata. I medici, inoltre, le avevano detto che stava per morire per un'emorragia interna. Dopo un breve tentennamento, la Di Nicola optò per la trasfusione e venne condotta nuovamente in sala operatoria. Tale scelta non le è mai stata perdonata dagli anziani della setta e dalle figlie, che la considerano un'infedele. Le ragazze, che hanno 29, 22 e 18 anni, vivono da tempo nella casa di un anziano della setta e non vogliono più avere alcun rapporto con la madre.
DIRITTO DI REPLICA IN DATA 22 FEBBRAIO 2019 - "Siamo le tre figlie di Grazia Di Nicola, cui si fa riferimento nell’articolo di Alessia Strinati.
Siamo rimaste sconcertate dalle informazioni false che abbiamo letto sui giornali; tra l’altro nessun giornalista della vostra redazione si è degnato di contattarci per ascoltare anche la nostra versione dei fatti. La sensazione è che qualcuno aveva deciso di colpire noi personalmente e la nostra religione a prescindere da quale fosse la verità. Non vogliamo perdere tempo a correggere tutte le informazioni errate incluse nell’articolo; quello che ci preme precisare è che noi abbiamo sempre rispettato – e rispettiamo – nostra madre, a prescindere dalle decisioni che ha preso in campo religioso. Il motivo per cui non siamo più in casa con lei non ha niente a che fare con le nostre credenze religiose.
Ciò che ci ha spinto a lasciare casa nostra sono stati i continui maltrattamenti psicologici e fisici a cui ci sottoponevano i nostri genitori (entrambi non Testimoni di Geova) per obbligarci ad abbandonare la nostra religione. Per ben 17 giorni siamo state vittime di insulti e percosse da parte loro. A un certo punto, a ottobre 2016, nostra madre è arrivata a darci un ultimatum di un mese per farci cambiare le nostre idee e portarci a "pensare come lei". Quel giorno stesso, però, lei stessa ha mandato via di casa una di noi dopo averla picchiata fino al punto di farle perdere conoscenza. In quell’occasione questa nostra sorella è finita all’ospedale, dopodiché ha informato i carabinieri di quanto era accaduto.
Noi sorelle non abbiamo mai voluto far perseguire penalmente nostra madre e nostro padre per gli abusi subiti (sono sempre i nostri genitori), ma abbiamo notato che il loro comportamento è andato via via peggiorando. Ci dispiace che stiano strumentalizzando la situazione per mettere in cattiva luce la nostra religione".