Dopo 18 anni ripartono le indagini sulla morte di Massimo Mattoni, un ex tour operator genovese, scomparso a soli 40 anni nel 2000. L’ennesimo cold case che si riapre, questa volta grazie al fratello della vittima, Fabio. L’uomo non ha mai creduto alla versione ufficiale, che parlava di un suicidio, dovuto a delusioni amorose, dopo che il fratello era sparito nel nulla il 29 giugno del 2000. Grazie alla sua tenacia, che l’ha portato a continuare le indagini da solo in tutti questi anni, il Gip di Genova Alessia Solombrino ha chiesto al pubblico ministero Fabrizio Givri di riaprire l’inchiesta, che vedrebbe una coppia di amici di Mattoni iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario: il movente, ancora una volta, sarebbe il denaro.

La scomparsa di Mattoni ed il ritrovamento dei resti

Per comprendere bene la vicenda bisogna risalire a quel 29 giugno di 18 anni fa quando il cellulare di Massimo Mattoni smette di funzionare e l’uomo sparisce nel nulla. Si tratta di un ex dipendente dell’Alpitour, con un passato da carabiniere, tanti impieghi saltuari e un grande amore per Cuba, frequente meta dei suoi viaggi. Di lui non si sa più nulla fino al 17 febbraio del 2003, quando un senzatetto trova per caso in un bosco nei pressi di Borgio Verezzi, in provincia di Savona, dei resti umani: un teschio e poche ossa. Insieme alle spoglie ci sono anche una scheda di telefonino, dei biglietti con numeri telefonici, dei vestiti ed alcune medicine, tutti oggetti riconducibili allo scomparso.

Per molti si trattava delle prove del suicidio di Mattoni, che già poco tempo prima della sua sparizione aveva provato a togliersi la vita, dopo un esaurimento nervoso, per la fine di una relazione sentimentale.

Il movente del denaro dietro il possibile omicidio di Mattoni

Va sottolineato che all’epoca il primo pm che seguì il caso, Pier Carlo Di Gennaro, sostenne una tesi ancora diversa, che però non convinse i giudici: secondo lui Mattoni in realtà non sarebbe mai morto, le spoglie ritrovate nel bosco non sono le sue, ma il risultato di una messa in scena organizzata dall’uomo per poter sparire senza dover restituire i soldi sottratti a qualcuno.

Ad una terza ipotesi ha invece pensato Fabio, che non si è mai dato per vinto e ha continuato a cercare la verità: Massimo sarebbe stato ucciso dai due amici che lo avevano ospitato fino al giorno della sua scomparsa. Durante le ricerche, infatti, l’uomo avrebbe trovato la ricevuta di un conto a Montecarlo, intestato al fratello, di ben 600mila euro.

La coppia di amici, reduce da una bancarotta, avrebbe approfittato dell’esaurimento nervoso di Mattoni per convincerlo a vendere le sue proprietà e conservare in banca i guadagni di queste operazioni, non senza prima farsi dare un mandato in bianco per poter operare sul deposito. Quindi i due, definiti da Fabio 'freddi criminali senza scrupoli', si sarebbero appropriati del denaro ed avrebbero fatto fuori l’amico, inscenando un suicidio. Per verificare questa versione i magistrati hanno disposto la riesumazione delle spoglie della vittima ed il confronto con il dna del fratello, per accertarne l’identità, l’analisi delle celle telefoniche, per ricostruire gli spostamenti dell’ex tour operator in quei giorni, e soprattutto una rogatoria internazionale a Montecarlo, per capire quali siano stati i movimenti di denaro.