Eleonora Bottaro è morta il 29 agosto del 2016 a causa di una leucemia linfoblastica acuta. La ragazza, che aveva compiuto 18 anni solo pochi giorni prima, si era già da tempo rifiutata di affidarsi alle cure tradizionali e di effettuare la chemioterapia, incoraggiata dai genitori. Ne era nata una lunga controversia giudiziaria che, oggi, vede un nuovo colpo di scena: il padre e la madre della giovane finiranno sotto processo, il prossimo 25 ottobre, con l’accusa di omicidio colposo. Viene completamente ribaltata la decisione presa il 30 novembre 2017 dal Gup Mariella Fino che aveva prosciolto i due perché il fatto non costituisce reato: adesso, invece, assisteremo ad uno dei primi casi in Italia di dibattimento in cui si accusano i genitori di aver rifiutato le terapie salvavita per un figlio.
La decisione di ricorrere a cure alternative
La vicenda comincia nel dicembre del 2015 quando Eleonora si ammala. I medici del reparto di Oncoematologia pediatrica di Padova suggeriscono alla studentessa, originaria di Bagnoli di Sopra, di sottoporsi ai trattamenti di chemioterapia che, secondo le statistiche, garantiscono la possibilità di guarigione nell’80% dei casi. Ma i genitori si rifiutano, perché sostenitori delle teorie alternative di Ryke Geerd Hamer. Secondo l’ex medico tedesco, radiato dalla professione nel 1986, tutte le malattie, compresi i tumori, si sviluppano nell’organismo umano in seguito a traumi psicologici irrisolti e vanno curate con metodi naturali: nel caso di Eleonora l’evento traumatico sarebbe stato la morte del fratello Luca nel 2013, a causa di un aneurisma.
Si tratta di ipotesi mai provate, che sono state ferocemente contrastate dalla medicina ufficiale e sviluppate per anni in clandestinità dal professore, fino alla sua morte nel luglio del 2017.
Le accuse del pm ai genitori di Eleonora
Sin dall’insorgere della malattia il padre e la madre convincono Eleonora della nocività della chemioterapia ed arrivano a firmare le sue dimissioni dall’ospedale.
Per l’intervento del Tribunale dei minori la coppia perde la patria podestà, ma fa in tempo a trasferire la figlia in una clinica svizzera in cui la giovane si sottopone ad una cura alternativa a base di cortisone e vitamina C, rivelatasi inefficace. Comunque i problemi giudiziari per i due continuano anche dopo la morte della ragazza: di fronte al proscioglimento del Gup, il procuratore aggiunto Valeria Sanzani, lo scorso 5 aprile, si appella alla Corte di Venezia, per una questione formale, relativa al fatto che il giudice ha deliberato senza considerare molti elementi che sarebbero potuti essere sviluppati meglio in un dibattimento.
Secondo la pm la giovane aveva ereditato le illusioni dei genitori, per i quali non va applicata la buona fede. Infatti, in questo caso, secondo il magistrato, non si può parlare di ignoranza, ma di volontà di andare deliberatamente contro la medicina ufficiale, arrivando a sabotare i dottori ed impedendo loro di informare compiutamente Eleonora sulle varie terapie a disposizione per sconfiggere il suo male. La domanda di appello, accolta dalla Corte di Venezia, si conclude osservando che, anche se per amore, i due hanno consapevolmente impedito alla figlia di fare una scelta libera, che probabilmente l’avrebbe portata a sopravvivere alla malattia.