'Italiani, popolo incattivito', così Oliviero Toscani, storico fotografo delle campagne d'immagine di Benetton, difende i suoi datori di lavoro messi alla gogna dall'opinione pubblica e non solo, perché ritenuti responsabili del crollo del ponte Morandi di Genova in cui sono morte 43 persone. I Benetton sono infatti azionisti di maggioranza della 'Atlantia', società che controlla Autostrade per l'Italia, concessionaria di metà dell'intera rete autostradale italiana, 3 mila chilometri su 6 mila, e quindi anche del viadotto crollato nel tratto autostradale della A10 che entra nel cuore del capoluogo ligure.

Toscani, in un'intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera, ha detto che sui Benetton c'è uno 'sciacallaggio' da parte di un popolo cattivo.

Dal canto suo, secondo diffuse indiscrezioni, la famiglia chiusa in un silenzio blindato ha fatto pressione sui vertici di Autostrade al punto che, per la prima volta dalla tragedia, oggi in una conferenza stampa a Genova dopo i solenni funerali di Stato hanno chiesto scusa.

Toscani difende i Benetton, Salvini lo invita al silenzio

Toscani si schiera con i suoi datori di lavoro dal 1982 al 2000, e dallo scorso febbraio ad oggi. Sostiene che è ingiusto prendersela con i titolari del marchio di Ponzano Veneto, persone serissime a suo dire, che hanno sempre fatto le cose "al massimo".

Al giornalista che gli fa notare che hanno goduto della protezione dei precedenti governi, il fotografo risponde che, pur non essendo un tecnico, ha sempre saputo che il ponte di Genova fosse tenuto "a un livello altissimo di qualità" e seguito con parametri più ampi della media europea. Ha anche raccontato di come sia scampato alla morte: doveva passare sul viadotto per andare in Francia in moto con il figlio, ma un disguido ha ritardato la partenza.

Solo frutto di cattiveria per Toscani è Infine l'attacco social ai Benetton, ma anche quello governativo: il vice premier Di Maio, mentre la sua compagine ha avviato le procedure per la revoca delle concessioni, ha dichiarato "noi primo governo che non ha preso i soldi da Benetton". Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha risposto via Twitter a Toscani: "Il silenzio è d'oro, chi ha sbagliato stavolta pagherà".

Benetton, dallo shock alla strategia difensiva

Ma loro, i diretti interessati, cosa dicono? La dinastia che negli anni ha esteso affari ed impero finanziario dai gomitoli e maglioni colorati agli Autogrill prima, per poi occuparsi di aeroporti, stazioni ferroviarie e quindi autostrade con 3,6 miliardi di euro di tariffe l'anno riscosse, per ora è chiusa in un silenzio impenetrabile. Mentre la società operativa si era esposta pubblicamente tramite due comunicati, il primo in un linguaggio tecnico e burocratico che ha fatto parlare il vicepremier Di Maio di "mancanza di umanità". Il secondo per esprimere un 'cordoglio' parso tardivo.

Secondo Libero e Il Giornale, i fratelli Giuliana, Luciano e Gilberto con la loro numerosa discendenza, durante la tradizionale grigliata ferragostana nella loro casa a Cortina D'Ampezzo, avrebbero preso decisioni e imposto ai vertici di Autostrade.

L'amministratore delegato Giovanni Castellucci e il presidente Fabio Cerchiai hanno, intanto, partecipato ai funerali di Stato che si sono svolti oggi.

Scuse a metà

Secondo il Corriere della Sera, i Benetton sotto shock avrebbero fatto pressioni perché si arrivasse oggi alla conferenza stampa di Società Autostrade, la prima dopo la tragedia, in cui Giovanni Castellucci ha presentato formali scuse alla città. Ad alcuni osservatori sono parse scuse a metà: Castellucci si è cosparso il capo di cenere perché Autostrade è stata percepita lontana dagli italiani pur non essendolo, ma non per la responsabilità del crollo del ponte: "un evento che deve ancora essere indagato a fondo. Sono convinto che dalle indagini emergerà quello che è veramente successo", ha detto.

Il manager ha poi annunciato un'azione risarcitoria verso le famiglie sfollate e in difficoltà con lo stanziamento di un fondo. Quindi un piano che prevede la ricostruzione di un ponte in acciaio in otto mesi. Provvedimenti secondo alcuni, finalizzati a cercare di evitare la revoca delle concessioni annunciata dal governo e a trovare un compromesso.