Lo cercavano da settimane e, nelle scorse ore, finalmente, gli uomini della Squadra mobile di Roma, in collaborazione con gli agenti del commissariato San Lorenzo hanno arrestato Marco Mancini, il pusher che - secondo gli inquirenti - avrebbe ceduto la dose letale a Desiréé Mariottini. La sedicenne di Cisterna di Latina era stata ritrovata morta all'alba del 19 ottobre scorso in un palazzo abbandonato di Via dei Lucani (quartiere San Lorenzo) a Roma.

L'arresto di Marco Mancini

Per l'omicidio di Desirée, al momento, sono stati fermati quattro extracomunitari: due senegalesi (Brian Minteh e Mamadou Gara), un nigeriano (Alinno Chima) e un ghanese (Yusif Galia).

Tutti, davanti al gip Maria Paola Tomaselli, avevano fatto il nome di uno spacciatore italiano, un certo Marco.

Così, gli agenti della squadra mobile, ascoltando anche diversi frequentatori abituali dello stabile di San Lorenzo, si sono messi sulle sue tracce e ieri sono riusciti ad identificarlo. Marco Mancini, un 36enne romano è stato fermato presso la stazione metropolitana Pigneto (linea C). Nel corso della perquisizione, addosso al pusher, sono stati trovati psicofarmaci di vario genere e ben 12 dosi di cocaina. Per questo motivo, Mancini, è stato subito segnalato alle autorità giudiziarie per "detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti e psicotrope".

Spacciava da poco a San Lorenzo

Secondo quanto riportato da Il Messaggero, Mancini - che davanti agli inquirenti ha ammesso di aver conosciuto la povera Desiréé nelle settimane precedenti alla sua morte - avrebbe iniziato a spacciare da poco a San Lorenzo. Per questo, infatti, altri pusher infastiditi dalla sua presenza avrebbero cercato di allontanarlo.

Le prime a fare il nome di Marco, negli uffici della Questura, erano state due donne: Muriel e Giovanna. Tutte e due presenti nello stabile abbandonato di Via Dei Lucani il giorno in cui Desirée era stata violentata ed uccisa, avevano parlato (ignare di essere intercettate) di “un coltello infilzato nella gamba”.

Secondo gli investigatori, Mancini, mettendo in atto "più azioni esecutive di uno stesso disegno criminoso, deteneva e cedeva in maniera illecita, anche ai minorenni, sostanze stupefacenti (psicofarmaci, cocaina ed eroina) capaci di indurre effetti psicotropi.

Desirée pare fosse tra i clienti dello spacciatore, e secondo la ricostruzione del Gip, avrebbe ottenuto proprio da Mancini la dose letale. I suoi aguzzini, poi, l'avevano ingannata assicurandole che quel mix di pasticche e tranquillanti fosse semplicemente del metadone.