Simona, una donna di 44 anni abitante a Treviso, il 21 luglio scorso ha scoperto di essere affetta da un cancro solo dopo aver scaricato sul proprio smartphone il referto medico degli esami eseguiti. Nessun medico si sarebbe preso il disturbo di parlare con la signora e di prepararla psicologicamente ed emotivamente alla notizia della presenza del melanoma. Ovviamente, le è caduto letteralmente il mondo addosso. Anche perché era completamente da sola quando ha scoperto di avere un tumore maligno. Soltanto due settimane prima, aveva consegnato il suo prelievo istologico all'Unità di anatomia patologica dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso.

Le dichiarazioni di Simona al Gazzettino

Venire a conoscenza di una notizia tanto delicata in maniera cosi indifferente e, per di più, brutale ha spinto la signora Simona a esprimere tutto il suo dolore in un intervista al Gazzettino. Durante il suo sfogo pubblico, ha definito "inaccettabile" che ad un essere umano venga comunicata una notizia tanto importante senza un minimo di sostegno o anche di filtro. Anche perché, continua Simona, esiste un codice deontologico a cui tutti i medici sono obbligati ad attenersi e senza il rispetto del quale non è possibile definire un Paese "civilizzato". Tanto più che ogni paziente è diverso, quindi non si possono dare per scontate le risorse fisiche, psichiche o spirituali di ciascuna persona.

Lo choc è stato tanto più forte in quanto Simona sapeva che, per prassi consolidata, le diagnosi di tumore maligno vengono comunicate personalmente dal medico. Proprio per la delicatezza della tematica e per i risvolti psicologici che comporta. Di conseguenza, visto che non era stata contattata dai medici supponeva che la diagnosi fosse di tutt'altro genere rispetto a quella a cui si è trovata di fronte.

Ironia della sorte, tutto ciò è avvenuto di sabato, giorno in cui Simona non ha potuto parlare direttamente con nessun medico ed è stata obbligata ad attendere fino al lunedì successivo per un confronto diretto.

Le giustificazioni dell'ospedale

Per quanto riguarda la politica comunicativa delle struttura sanitaria, Francesco Benazzi, Direttore generale della Usl 2, sostiene che non si tratterebbe di scarsa umanità o indelicatezza da parte del personale medico, quanto piuttosto della stretta osservanza delle norme di legge.

In caso di libera professione, infatti, i file dei referti medici sono scaricabili online. La signora Simona, infatti, aveva deciso di rivolgersi ad una struttura privata e di effettuare l'esame a pagamento. In pratica, in libera professione la risposta degli esami è diretta e non vengono effettuati controlli sulle tipologie di diagnosi che contengono. Mentre, i referti delle strutture pubbliche ed effettuati in via cosiddetta istituzionale vengono vagliati.