Dopo innumerevoli tentativi e una settimana faticosissima, Theresa May oggi è riuscita a riavere una maggioranza a favore della mozione, presentata precedentemente al governo, riguardante la richiesta al Consiglio Europeo di rinviare fino al 30 giugno l’uscita dall’Unione Europea. La mozione in questione ha raccolto ben 412 voti favorevoli contro solamente 202; si può quindi parlare di una grandissima vittoria per la premier dei Tory, la quale dichiara possibile uno slittamento più a lungo termine della tanto criticata Brexit.
La settimana non si è invece conclusa in bellezza per i laburisti eurofili Hilary Benn e Yvette Cooper, i quali avevano proposto una mozione con l’obiettivo di togliere all’esecutivo inglese il controllo dei negoziati e di, invece, incaricare il Parlamento.
Purtroppo per i due deputati i voti a favore sono stati 314 contro 312 a sfavore. In parole povere, ciò che Benn e Cooper hanno cercato di far approvare, è una mozione che avrebbe tolto il potere alla stessa Lady Theresa in merito all’uscita dall’Ue per consegnarla direttamente al Parlamento inglese.
Un secondo no arriva anche contro il tentativo d’appello di partiti indipendenti, e contrari alla Brexit, di utilizzare la proroga concessa alla May per indire un secondo referendum.
La Commissione Ue afferma che tutte le nazioni devono approvare la richiesta di proroga avanzata dal Regno Unito
Il portavoce della Commissione europea Juncker ha affermato che è dovere degli Stati membri dell’Unione Europea accettare o bocciare la proposta della May e che, prima di decidere, è doveroso prendere in considerazione il funzionamento delle istituzione della stessa Unione.
È stato inoltre annunciato che i leader dell'Ue si incontreranno a Bruxelles il 21 e 22 marzo e proprio in quelle giornate si prenderà una decisione sul da farsi nei confronti dell’isola inglese.
Ciò che fa dormire notti insonni alla May è il fatto che la sua proposta deve assolutamente essere accettata all’unanimità e che, se anche solo uno Stato si rifiutasse di concederle la proroga, si tornerebbe a una situazione di stallo.
I diversi politici inglesi hanno inoltre dichiarato che, nel caso in cui la mozione non dovesse trovare terreno fertile, l’Inghilterra sarebbe pronta a mettere in atto il tanto chiacchierato No Deal: l’uscita dall’Unione Europea senza accordo entro il trenta giugno. In quel caso, si aggiunge, si cercherebbe comunque di mantenere delle relazioni di tipo economico e commerciale con il resto degli Stati.