Frequentava siti pedopornografici e aveva contatti via chat con altri minorenni. La vicenda che tanto scalpore ha suscitato a Prato come nel resto d'Italia, ha avuto nelle scorse ore una svolta giudiziaria e si è arricchita di dettagli rilevanti ai fini di un rinvio a giudizio. La donna neomamma di un figlio, che ora ha pochi mesi, avuto dall'allievo 14enne a cui dava ripetizioni d'inglese, è da stamattina agli arresti domiciliari: il gip ha accolto la richiesta della Procura che indaga sul caso dallo scorso 8 marzo.
La situazione della donna, che di professione è infermiera, si è aggravata: deve rispondere non più di atti sessuali con minore, ma di violenza su minore: sarebbe avvenuta in più occasioni, quando avrebbe dovuto aiutare il ragazzino nello studio.
Le indagini sono scattate dopo la denuncia dei genitori del 14enne.
Il perché degli arresti domiciliari
Pericolo d'inquinamento delle prove e di reiterazione di delitti della stessa specie. Per questi due motivi il gip ha accolto la richiesta di arresti domiciliari per la donna, come spiegato stamattina ai giornalisti dal procuratore capo di Prato, Giuseppe Nicolosi. Prima e dopo l'interrogatorio della donna, sposata dal 2007 e già madre di un bambino, ci sono stati tentativi di parlare con il ragazzino per persuaderlo a dare una versione concordata. Inoltre, dall'analisi dei pc e del materiale informatico sequestrato, gli investigatori hanno appurato che la donna frequentava siti pedopornografici e aveva contatti tramite chat con altri ragazzi, secondo la Procura anch'essi minorenni.
I passi successivi da parte degli investigatori, saranno l'acquisizione di alcune testimonianze e l'audizione con incidente probatorio della persona offesa, il minore, finora non ancora sentito, con cui la donna ha avuto rapporti sessuali quando l'allievo non era neanche 13enne e da cui è nato un bambino. Il ragazzino avrebbe ricevuto continue minacce: tramite messaggi su Whatsapp, la donna avrebbe ripetuto più volte che se non avesse voluto avere altri rapporti con lei, si sarebbe tolta la vita, o si sarebbe presentata con il bambino presso la scuola frequentata dal minore, o alla palestra dove si erano conosciuti.
La conferma della paternità del neonatoc'è stata due settimane fa con la prova del Dna. I risultati inequivocabili del test, sono arrivati proprio nel giorno in cui la donna si era presentata spontaneamente in Procura per parlare con i magistrati.
Secondo il procuratore Nicolosi, il quadro emerso finora lascia pensare che il marito della donna, al momento della nascita, sapesse che il bambino non era suo figlio.
Malgrado ciò, lo avrebbe riconosciuto alterando lo stato, cioè mentendo sullo stato civile del neonato, ragione per cui stamattina ha ricevuto un avviso di garanzia e potrebbe essere incriminato.
Mattia Alfano, legale della famiglia, ha annunciato che presenterà richiesta di riesame al Tribunale della libertà. Oltre alla notifica della misura cautelare, oggi nella casa dei conniugi c'è stata la perquisizione di altri dispositivi elettronici.
Paternità del figlio, 'vanto' di un'eterna adolescente
In merito alla paternità del suo secondo figlio, pare che l'infermiera non abbia mai fatto misteri. Al contrario, si sarebbe vantata con le amiche della somiglianza con l'allievo che aveva sedotto. E il marito sarebbe stato a conoscenza, ben prima del parto, della relazione di sua moglie con il 14enne.
A far scoppiare il caso denunciandolo, però, sono stati i genitori della vittima, insospettiti da un comportamento strano e dopo aver scoperto espliciti messaggi ricevuti dal figlio che si è poi deciso a raccontare tutto.
La donna, che si sentiva un'eterna adolescente, lo assillava, aveva con lui un rapporto morboso, non tollerava la decisione del minore d'interrompere la relazione e diventava con lui sempre più assillante. Eppure, prima che venisse scoperta la paternità del figlio, aveva dichiarato d'avere una famiglia felice. Fino a pochi giorni prima del parto, il marito l'aveva fotografata con il pancione e abbracciata al primo figlio.