Nei giorni scorsi, i risultati del Dna hanno confermato che il bimbo nato sette mesi fa da un'operatrice sanitaria 35enne di Prato è il figlio del ragazzino, oggi 15enne, a cui dava ripetizioni d'inglese e con cui aveva intrecciato una relazione clandestina. La donna, accusata di atti sessuali con minore, aveva nascosto la paternità anche al marito. L'uomo, già padre di un altro bambino, non vorrebbe perdere il piccolo: "Lo sento ancora mio" avrebbe più volte ripetuto.
Il marito: 'Non voglio perderlo'
La famiglia del quindicenne, così come quella dell'operatrice sanitaria, è stata travolta da un vero proprio tsunami d’emozioni.
I genitori del ragazzino ancora non possono credere che sia proprio loro figlio il padre di quel bambino di 7 mesi: "Fino all'ultimo abbiamo sperato che le cose non stessero così" hanno confidato al loro avvocato. Invece, quel piccolo è proprio frutto della relazione nascosta tra l'adolescente e la sua insegnante di inglese. Anche il marito dell'insegnante è sconvolto. Quel bimbo era "la gioia di tutta la famiglia" e l'uomo ha più volte dichiarato: "Non voglio perderlo, lo sento ancora mio". Lo ha ripetuto anche dopo che ha accompagnato in Procura la moglie, in seguito alla notifica dell’avviso di garanzia per il reato di sesso con minori. Dalle indagini sarebbe emerso che l'uomo sapeva tutto, ma nonostante ciò avrebbe deciso di starle accanto.
Non l'ha lasciata sola neppure quando, lunedì, la donna si è presentata in Procura a Prato, accompagnata dagli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri, intenzionata a rendere dichiarazioni spontanee.
Il futuro del bimbo
Mentre l'inchiesta va avanti (le indagini coordinate dai pm Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli vogliono chiarire a quale età l'adolescente abbia avuto il primo rapporto sessuale con la donna) in molti si interrogano sul futuro del bambino.
Gli interessi del piccolo, infatti, vanno tutelati e non si dovrebbe mai dimenticare che i suoi diritti hanno prevalenza su quelli di tutti gli altri protagonisti di questa vicenda. Come ha spiegato al quotidiano La Nazione l'avvocato Iacopo Tozzi, noto esperto di diritto di famiglia, il marito dell'insegnante può essere considerato ancora il padre del bambino, nonostante nei giorni scorsi il test del Dna abbia rivelato tutt'altra verità.
Infatti, sette mesi fa, quando venne dichiarata la paternità, con ogni probabilità non c'era la consapevolezza che le cose stessero in maniera diversa. E poi, per la legge italiana, l'interesse del minore prevale anche sulla verità biologica.
Ovviamente, l'uomo potrebbe decidere di avviare un’azione di disconoscimento della paternità ma, in base alle sue ultime dichiarazioni, questa sembrerebbe una possibilità per ora alquanto remota. Il padre naturale del piccolo, invece, vista la sua giovanissima età, non può chiedere che venga riconosciuto il suo ruolo di padre. Ma la richiesta potrebbe essere avanzata da un curatore speciale (nominato dal pm o da un giudice). La potestà genitoriale della madre, invece, è a rischio: il Tribunale dei minori, infatti, considerate le pesanti implicazioni penali della vicenda, potrebbe ritenere che la donna non abbia più una idonea capacità genitoriale.