Il 'Salvator Mundi', capolavoro attribuito a Leonardo da Vinci, scompare misteriosamente dalla circolazione senza lasciare traccia. Venduto per una cifra da mille e una notte (date le voci sull'identità dell'acquirente che avrebbe agito per procura, il principe di Riad, l'espressione è d'obbligo), 450 milioni di dollari nel novembre 2017, se ne sono perse le tracce. Il New York Times, per parte sua, ha effettuato un'indagine meticolosa attraverso tutti i continenti senza alcun risultato; ciò che è emerso da una fonte anonima del quotidiano statunitense, è la volontà del Louvre di Parigi di esporre l'opera in occasione dei 500 anni dalla nascita del Maestro, a patto di riuscire a localizzarlo...

L'unica cosa certa è la scomparsa avvenuta subito dopo la vendita all'asta da Christie's. Originariamente di proprietà di un miliardario russo, Dmitry Rybolavlev, successivamente acquistato (pare) da uno sceicco con funzioni da tramite, avrebbe dovuto 'approdare' al Louvre di Abu Dhabi nel settembre 2018 per espressa dichiarazione del ministro della cultura di Abu Dhabi, Mohamed Khalifa al-Mubarak, per rimanervi in esposizione permanente. Ma, inspiegabilmente, l'esposizione è stata annullata.

Non si può letteralmente sopportare l'idea, più che verosimile, che una tal opera si trovi in qualche oscuro caveau a dispensare invano la sua Luce celata agli occhi del mondo.

Si tratta di un furto o di un semplice passaggio di mano?

Oppure di un tentativo di preservare il quadro, e il luogo che avrebbe dovuto ospitarlo, da un possibile atto vandalico da parte di qualche integralista con scarsa sensibilità artistica? O si tratta semplicemente di uno smisurato desiderio di possesso esclusivo che solo il denaro consente di soddisfare?

La 'Natività' di Caravaggio

Una celebre scomparsa, che in realtà è stato un furto vero e proprio, è quella della 'Natività' di Caravaggio, trafugata dall'Oratorio di San Lorenzo a Palermo nell'ottobre del 1969 dopo una permanenza lunga 300 anni.

Rubata da ladri senza un particolare talento favoriti dalla scarsa sorveglianza, la pala d'altare sarebbe finita nelle mani di Tano Badalamenti.

Quest'ultima versione, tutta da verificare, sul destino del dipinto è stata data da un collaboratore di giustizia, Gaetano Grado, 49 anni dopo la scomparsa dell'opera (!). Dopo le tesi più fantasiose e terrificanti sulle sue sorti, questa sembra essere la più attendibile.

Solo il tempo potrà forse dissipare le nebbie intorno a una vicenda a dir poco variopinta, se non fosse che di mezzo vi è una delle opere più significative di un pittore visionario che ha rivoluzionato la Storia dell'Arte.

La missione della Bellezza dovrebbe essere sempre quella della condivisione, ma l'egoismo del singolo spesso cela e, a volte, distrugge opere consacrate all'Umanità.