A quattro anni di distanza dai fatti, il caso della morte del ventenne Marco Vannini continua a riservare sorprese. Nelle ultime ore si è saputo che la procura di Civitavecchia ha indagato l’ex comandante della locale stazione dei carabinieri, Roberto Izzo. L’uomo è accusato di falsa testimonianza e favoreggiamento, dopo le rivelazioni di un suo conoscente, Davide Vannicola, commerciante di Tolfa. Quest'ultimo, prima in televisione a Le Iene e poi davanti ai magistrati, ha raccontato le confidenze ricevute dallo stesso Izzo sull’uccisione del ragazzo, che getterebbero nuova luce sulla vicenda: a sparare il colpo di pistola che ha causato il decesso di Marco non sarebbe stato Antonio Ciontoli, ma il figlio Federico.
L’uccisione di Marco Vannini, un mistero che dura da quattro anni
Non sono bastati due processi a chiarire cosa sia realmente accaduto quella sera nella casa dei Cintoli a Ladispoli. Il 17 maggio 2015 Marco Vannini fu ferito mentre era nel bagno della villetta della fidanzata, Martina. A colpirlo era stato un proiettile partito dalla pistola del padre della ragazza, Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina Militare, appartenente ai servizi segreti. I presenti, invece di chiedere subito aiuto, nascosero la dinamica dei fatti e ritardarono i soccorsi, mentendo a lungo e provocando in questo modo la morte del ragazzo. In primo grado il capofamiglia è stato condannato a 14 anni di reclusione, ma la Corte d'Assise d'Appello ha ridotto la pena a cinque anni di reclusione, confermando invece quelle a tre anni per Martina, il fratello Federico e la madre Maria Pezzillo.
Nei prossimi mesi sarà la Cassazione ad esprimersi su questa sentenza, dopo il ricorso della famiglia di Marco Vannini, che ha giudicato queste pene troppo leggere.
Le rivelazioni di Davide Vannicola
Gli inquirenti sono al lavoro per verificare le rivelazioni di Davide Vannicola: Izzo gli avrebbe riferito di aver ricevuto una telefonata da Antonio Cintoli, la sera stessa della morte di Vannini, in cui chiedeva aiuto al carabiniere, confessandogli che era stato il figlio Federico a sparare.
Secondo questo racconto – ripetuto davanti al procuratore capo di Civitavecchia, Andrea Vardaro, e al pm Roberto Savelli – l’ex comandante avrebbe suggerito al capofamiglia di prendersi la colpa di quanto accaduto per coprire il ragazzo. Tuttavia il luogotenente Izzo nega ogni addebito e smentisce queste dichiarazioni del suo amico.
A supportare la sua versione, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, ci sarebbero i tabulati telefonici, dai quali non risulta alcuna chiamata tra Izzo e Ciontoli la sera del 17 maggio del 2015. L’unica conversazione al cellulare tra i due sarebbe avvenuta verso l’una di notte, quando il padre di Martina aveva già spiegato di essere stato lui a far partire il colpo di pistola.