Le numerose polemiche che hanno travolto il mondo politico e quello dell'informazione dopo l'inchiesta sugli affidamenti dei minori nel Reggiano, hanno spostato i riflettori dal destino dei veri protagonisti di questa vicenda, i bambini, che naturalmente devono essere tutelati e tenuti lontano dal circo mediatico.
Eppure il quesito più importante in queste ore dovrebbe riguardare il futuro di tutti quei piccoli che risultano coinvolti nelle indagini sui presunti comportamenti illeciti dei servizi sociali nei paesi della Val d'Enza. Come ha spiegato il Corriere della Sera, almeno per le prossime settimane tutti i bimbi rimarranno dove sono, presso le famiglie affidatarie o nelle strutture di accoglienza protette, dove già adesso - secondo quanto disposto dal Tribunale dei minori di Bologna - possono rivedere i genitori naturali.
Tuttavia, in futuro la situazione potrebbe cambiare, infatti si parla di eventuali nuovi affidi per questi bambini.
Si rischia di stravolgere ancora la vita dei bimbi già allontanati da casa
Attualmente gli inquirenti stanno verificando i sei casi su cui da tempo stanno indagando i carabinieri, e gli altri 70 fascicoli sugli affidamenti promossi negli ultimi due anni dai servizi sociali di otto paesi della zona, tra cui Bibbiano. Se al termine dei controlli fosse verificato l'impianto accusatorio e si dimostrasse che le relazioni degli psicoterapeuti che hanno avallato gli allontanamenti dei bimbi dalle famiglie contenevano elementi inventati di sana pianta, i piccoli dovrebbero andare incontro a nuovi affidi, finendo altrove.
Il Corriere della Sera riporta il commento di un giudice minorile che avrebbe parlato di "poche mele marce in una struttura che invece funziona", ma almeno in un caso il gip Luca Ramponi ha deciso di allontanare una bimba che aveva subito maltrattamenti dalla coppia a cui era stata affidata. La piccola protagonista di questa vicenda straziante, in una lettera che aveva scritto di suo pugno - ma che gli assistenti sociali non avevano mai consegnato ai genitori naturali - esprimeva il desiderio di rivedere al più resto il papà, o per lo meno di ricevere suoi messaggi.
Ma gli operatori impedivano lo scambio di missive, così come evitavano di consegnare i regali che i padri e le madri preparavano per i loro figli allontanati da casa.
L'iniziativa del ministro della Giustizia
Nel frattempo si stanno muovendo anche le istituzioni nel tentativo di tutelare i più piccoli: ad esempio il guardasigilli Alfonso Bonafede ha deciso di istituire "una squadra speciale di giustizia per la protezione dei bambini".
Questo nuovo organismo, ancora in fase di ideazione, si occuperà di fornire a tutto il sistema giudiziario un monitoraggio continuo e molto dettagliato di tutto il percorso seguito dai bimbi per i quali è deciso l'affidamento.
Intanto le indagini proseguono nel più stretto riserbo, proprio per salvaguardare tutti i minori protagonisti della vicenda, che hanno un'età che va dai cinque ai dodici anni.