Malgrado le cure tempestive cui è stata sottoposta non è stato possibile strapparla alla morte. Se ne è andata a soli dieci anni, uccisa da un parassita, il Naegleria fowleri, comunemente chiamato ameba 'mangia cervello' che le ha la trasmesso la meningoencefalite. La bambina, originaria del Texas, si chiamava Lily Mae Avant. A dare notizia della sua morte sono stati i media americani.

Gita al fiume con epilogo tragico

Un parassita, tanto raro quanto letale, l'ha 'divorata' uccidendola. E pensare che devono verificarsi particolari condizioni perché il microrganismo riesca ad entrare nel corpo umano: deve essere inalato attraverso acque che lo contengano, trovare un appiglio sulla mucosa nasale, risalire attraverso i nervi olfattivi per raggiungere il cervello e distruggere il tessuto cerebrale moltiplicandosi.

Purtroppo, è quanto accaduto alla piccola Lily. Il primo lunedì di settembre la bambina era con i familiari a festeggiare il 'Labour Day', ricorrenza americana equivalente alla nostra festa del lavoro. Durante la gita, ha nuotato nel fiume Brazos, vicino a Waco, località del Texas, e nel lago Whitney.

Al ritorno da questa uscita, tutto sembrava normale, ma dopo qualche giorno Lily ha cominciato ad avvertire sintomi allarmanti: mal di testa e febbre alta. La situazione è progressivamente peggiorata con la piccola che non riusciva più a parlare ed è del tutto precipitata quando ha perso definitivamente i sensi. I genitori avendo compreso che si trattava di qualcosa di grave, ipotizzando un virus comune, l'hanno portata al pronto soccorso locale.

Da lì, la bambina è stata trasportata in aereo all'ospedale pediatrico Cook Health Care System della città di Fort Worth.

Dopo un un prelievo spinale è emersa l'atroce verità: la piccola aveva contratto la Naegleria fowleri, parassita raro da cui è stata invasa che le ha scatenato una meningoencefalite amebica primaria, malattia con esito quasi sempre mortale che colpisce il sistema nervoso centrale.

La comunità locale è sonvolta per l'accaduto. La Valley Mills Elementary School, che Lily frequentava, ha dato notizia della sua morte con un post sulla pagina Facebook della scuola datato 16 settembre.

Un killer microscopico

Ora la famiglia spera che la morte della piccola Lily possa servire perché le persone acquisiscano consapevolezza sull'esistenza della rara ameba che può vivere in acque dolci e calde come laghi, fiumi e sorgenti proprio come quelle in cui ha nuotato la bambina.

Tuttavia per evitare facili e dannosi allarmismi, un portavoce del Dipartimento dei servizi sanitari del Texas ha spiegato che il fatto che l'ameba sia presente nelle acque del Texas e degli Stati Uniti, di per sé, non è indice di rischio: "Ci sono milioni di persone che nuotano nei laghi e fiumi senza alcuna conseguenza".

Sono 145 i casi noti negli Stati Uniti dal 1962 al 2018 di persone contagiate dall'ameba. Di queste solo quattro sono sopravvissute secondo il Center for Disease Control and Prevention. Il tasso di mortalità, dunque, se l'ameba entra nel corpo umano attraverso il naso, è superiore al 97%. Se entra dalla bocca non ci sono rischi. Proprio due anni fa, sempre in Texas, un uomo è morto dopo aver nuotato in un parco acquatico.

L'acqua delle piscine potrebbe essere pericolosa se i filtri non siano stati puliti correttamente. Altrettanto potenzialmente rischiose, pratiche di lavaggio delle cavità nasali, a scopo igienico o rituale, con i medici che suggeriscono di usare acqua sterile o bollita. In Italia è stato registrato un solo caso che risale a molti anni fa.