Silvio Berlusconi si è avvalso della facoltà di non rispondere nell'udienza di questa mattina, 11 novembre, tenuta nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo riguardante la presunta trattativa Stato-mafia. Il leader di Forza Italia era stato chiamato in causa proprio dai legali del suo amico di sempre, Marcello Dell'Utri, e doveva essere sentito come testimone assistito. Secondo quanto riportano i media nazionali, pare che questa mossa del Cavaliere, ovvero quella di non rispondere, sia stata in un certo senso attesa da tutti. Berlusconi non ha voluto neanche farsi fotografare o riprendere dalle telecamere presenti in aula.

La mossa della difesa di Dell'Utri

All'inizio dell'udienza i legali di Dell'Utri hanno chiesto di poter visionare un'intervista rilasciata da Berlusconi a Rai News. In quell'occasione lo stesso ex premier avrebbe riferito che il suo governo, quello in carica nel 1994, non hai mai ricevuto minacce da parte della criminalità organizzata. La Corte palermitana ha però negato la visione di questo documento, in quanto lo stesso sarebbe già stato acquisito agli atti. Il numero uno di Forza Italia, infatti, risulterebbe indagato dalla Procura di Firenze in una indagine che riguarda i mandanti occulti delle stragi del 1993: nello stesso fascicolo ci sarebbe il nome dell'amico Dell'Utri.

Berlusconi ne avrebbe fatto sicuramente a meno di venire quest'oggi a Palermo, in quanto sarebbe già "indagato per reato connesso".

I giudici comunque hanno insistito per la sua convocazione nel capoluogo siciliano. Oggi in aula era assente proprio Marcello Dell'Utri, il quale è rimasto nella sua abitazione di Milano, dove sta finendo di scontare una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Quest'ultima terminerà nel prossimo mese di dicembre.

Delusa la famiglia di Marcello

I famigliari di Dell'Utri, in primis la moglie, non si aspettavano questo comportamento da parte dell'amico di sempre. Secondo quanto riferisce Repubblica sulle sue pagine online, fino a due anni fa lo stesso Cavaliere avrebbe effettuato delle cospicue donazioni alla famiglia del suo amico e socio quando questi era in carcere: si parla di una cifra che si aggirerebbe intorno ai 3 milioni di euro.

Quest'ultimo particolare ha già fatto scattare le indagini della Guardia di Finanza, su esplicito mandato della Uif, la quale è appunto l'apposita unità che si occupa di anti-riciclaggio per la Banca D'Italia. Su questi fatti l'autorità giudiziaria vuole fare assolutamente chiarezza. Sicuramente nelle prossime settimane ci saranno ulteriori aggiornamenti su questa vicenda, che resta ancora apertissima.