Una giornata importante in Vaticano: Papa Francesco ha accolto nella giornata del 19 dicembre un gruppo di rifugiati siriani che sono stati portati in Italia attraverso l'istituzione dei corridoi umanitari. Questa è stata la dimostrazione che quando l'istituzione Chiesa si muove, si raccolgono frutti importanti. I "corridoi umanitari" sono una conseguenza dell'azione di pace portata avanti con determinazione dalla Comunità di sant'Egidio a Roma, giunta a compimento proprio in quest'anno portando in salvo civili, sopratutto donne e bambini, da una guerra civile che in Siria è attiva da troppo tempo e le conseguenze le pagano, purtroppo, i non combattenti.

Il giubbotto salvagente come simbolo dell'ingiustizia

Il Santo Padre, iniziando il suo discorso diretto ai richiedenti asilo provenienti dall'isola greca di Lesbo, citando un episodio, riferendosi al mare e alla situazione dei naufraghi nel Mediterraneo. Ha detto che ha ricevuto in dono due giubbotti salvagente, il primo donatogli da un gruppo di soccorritori qualche anno fa, appartenente ad una bambina morta in mare. Lo ha donato in seguito a due sottosegretari del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, richiamandoli al loro servizio missionario di salvare quante più vite possibili in mare. Il secondo la ha ricevuto da un altro gruppo di soccorritori qualche giorno fa e lo ha indossato un migrante scomparso in mare.

Un uomo che non ha avuto un nome certo, non si è mai conosciuta la sua provenienza. Ma è stata un'ennesima vittima dell'ingiustizia. Un indumento salvavita recuperato alla deriva nel Mare Nostrum. E il pastore universale della Chiesa ha detto che è l'ingiustizia la causa della morte di quest'uomo, che lo ha spinto obbligato dalla fame, dalla mancanza di lavoro, ad attraversare deserti ed a subire torture ed abusi, per trovare un passaggio di fortuna, pagato a peso d'oro, per trovare alla fine una morte ingiusta.

Il giubbotto come la croce dei migranti in mare

E richiamando ancora il tema dell'abbigliamento marittimo per la sicurezza in mare , papa Bergoglio ha voluto tratteggiare l'essenza della croce, che è il simbolo della fede del cristiano, di sofferenza e di sacrificio ma anche di redenzione dal male. E questo salvagente è stato considerato come un crocifisso, luminescente in quanto ha il compito di guidare chi soccorre i fratelli dispersi in mare con sicurezza; trasparente perche è una sfida per coloro che devono cercare sempre la verità.

Il papa ha altresì detto di essere ignavi, di non ignorare il grido di tanti sfortunati fratelli che in Libia sono torturati da briganti senza scrupoli. Ed alla fine ha concluso il momento di incontro ringraziando tutti coloro che sono impegnati nell'azione di soccorso verso questi sventurati provenienti da lontano e che stanno cercando un posto dove vivere in pace e lontano dal sanguinoso conflitto che sta sterminando quel popolo di cultura antichissima in Medio Oriente. Ha detto anche che gli sfruttatori devono essere perseguiti legalmente, in ogni modo e in ogni luogo dove questi si sentono al sicuro dalle maglie della giustizia.