"Resistete alla tentazione di trattare queste ragazze come i personaggi di una fiction": lancia un appello ai giornalisti Giulia Bongiorno, ex ministro della Lega per la Pubblica Amministrazione nel precedente governo Conte. Avvocato di lungo corso, nota per avere difeso Giulio Andreotti e Raffaele Sollecito nel processo per il delitto di Perugia, Bongiorno è il legale della famiglia di Gaia von Freymann, una delle due 16enni che la notte del 21 dicembre sono state investite e uccise a Roma da un suv guidato dal 20enne Pietro Calabrese, risultato positivo ai test su alcol e droga.

Le due ragazze attraversavano a piedi corso Francia dandosi la mano: perizie e immagini delle telecamere di zona, permetteranno di ricostruire l'esatta dinamica dell'incidente.

Intanto, però, la notizia ha avuto e continua ad avere un'incessante esposizione mediatica. Per l'avvocato Bongiorno, informare sulla tragedia non significa indulgere alla continua ricerca di novità con un'attenzione eccessiva e morbosa all'insegna del cattivo giornalismo, se non dello sciacallaggio. Lo ha detto in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Notizie infondate, caccia ai testimoni, offesa alla famiglie delle vittime

Giulia Bongiorno si rivolge ai giornalisti invitandoli alla prudenza e a non confondere la realtà con un videogioco o una fiction. Il dato di partenza è che siamo di fronte a un'immane tragedia in cui due giovanissime sono morte davvero e il dolore dei familiari, già incontenibile, si amplifica ogni giorno per come viene trattato mediaticamente l'incidente.

L'ex ministro spiega al Corriere della Sera che il caso sta suscitando un interesse morboso nell'opinione pubblica perché colpisce chiunque abbia figli, ma anche perché ogni giorno le testate giornalistiche vanno alla ricerca spasmodica di dettagli ad effetto, di testimoni o super testimoni che affermano cose spesso in contrasto tra loro.

Bongiorno segnala che, mentre le indagini sono solo agli inizi, mediaticamente si danno per vere e si trasmettono notizie tutte ancora da accertare: si dà per assodato che le ragazze abbiano scavalcato un guard rail, per ora solo una prima ipotesi investigativa, attraversando lontano dalle strisce o a semaforo rosso.

"Ormai sembra quasi si siano suicidate", lamenta il legale e aggiunge: "Ogni elemento, nonostante le contraddizioni, viene amplificato come fosse la verità.

Con conseguenze gravissime". Le perizie e le immagini delle telecamere che, secondo la senatrice, pare siano state acquisite, daranno risposta. E mentre la famiglia di Gaia, pur non ritrovandosi nella prima ricostruzione fatta dal gip, chiusa nel proprio dolore attende in silenzio, secondo l'avvocato c'è chi avrebbe inventato di sana pianta la faccenda della roulette russa. Forse non c'è mai stato alcun 'giochino del semaforo rosso', ma un'amica delle ragazze, intervistata da La Repubblica, ha riferito che ci sarebbe un'abitudine pericolosa tra adolescenti nel modo di attraversare quella strada. "L'ho fatto anche io. Prendi la rincorsa, scavalchi il guardrail e corri più veloce che puoi dall'altra parte".

Un azzardo commesso per vari motivi: "Forse perché abbiamo sedici anni? Per fare più in fretta a raggiungere i tuoi amici, per non fare tardi sulla via del ritorno a casa. O forse, e lo so che è stupido, perché è divertente. Pensi sempre che se guardi bene a destra e a sinistra e corri forte, dall'altra parte ci arriverai. Finora nessuno dei miei amici aveva avuto un incidente".

La memoria delle ragazze, l'altro ritratto

In questi giorni, i mezzi d'informazione hanno sottolineato che le due ragazze girassero a piedi da sole a tarda ora. Spingendosi oltre, Vittorio Feltri ha definito le vittime "due povere fanciulle abbandonate dalla famiglia". L'avvocato Bongiorno replica a quelli che definisce "commenti gravemente offensivi", tracciando un altro quadro di realtà.

Parla di ragazze controllate e, nel caso di Gaia, figlia di genitori separati, sottoposta a un duplice controllo.

A Gaia, i genitori non avevano regalato né motorino né minicar. Secondo il legale era prudente e matura. Dopo che suo padre aveva perso l'uso delle gambe in un incidente motociclistico avvenuto otto anni fa a Roma, aveva paura della strada. A differenza di tanti adolescenti, rispondeva sempre al telefono. Quando non l'ha fatto, fa sapere il legale, suo padre ha capito subito che era accaduta una disgrazia. Grave, secondo Bongiorno, è che si vada alla ricerca di un'anomalia per convincersi che ai nostri figli non capiterà nulla del genere, perché non sono tanto imprudenti come lo sarebbero state le vittime.

Il problema è anche che il tempo della giustizia non coincida con quello dell'informazione: ne può trascorrere parecchio prima che una notizia venga smentita. Per questo, l'avvocato chiede di trattare l'accaduto come una tragedia, non come una fiction.