Nel novembre 2019, in un parcheggio di Granarolo dell'Emilia (alle porte di Bologna), Vito Balboni, 63 anni, venne ritrovato senza vita, all'interno della sua auto. In un primo momento, gli inquirenti, ipotizzarono una morte naturale, ma le indagini serrate delle scorse settimane hanno raccontato un'altra verità, ben più agghiacciante. L'anziano, sarebbe stato ucciso, avvelenato a scopo di rapina, da una coppia di suoi conoscenti.

Trovato senza vita in un parcheggio alle porte di Bologna

Intorno alle ore 9 di mercoledì 6 novembre, in un parcheggio un po' fuori mano di Cadriano, frazione di Granarolo dell'Emilia, ad una decina di km da Bologna, Vito Balboni venne trovato senza vita all'interno della sua auto, una Renault Clio: il sedile reclinato, un giubbotto appoggiato sullo stomaco, il volto cianotico e il cuore ormai immobile.

Qualche residente della zona, a quanto sembra, aveva notato quell'utilitaria parcheggiata ormai da qualche giorno, ma nessuno si era accorto che dentro vi fosse una persona.

Gli inquirenti, inizialmente ipotizzarono un decesso per cause naturali, ma qualcosa, nel quadro d'insieme, sembrava non tornare. Così, mentre il pm di turno attendeva gli esiti della'autopsia, i carabinieri avevano avviato le indagini volte a ricostruire le ultime ore di vita della vittima.

La Procura di Bologna ha fermato due persone

Le indagini coordinate dal pubblico ministero Roberto Ceroni e condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di San Lazzaro in collaborazione con i colleghi della Stazione di Granarolo hanno portato la Procura di Bologna a richiedere il fermo di due persone, R.

D. M., 49enne di origine napoletane e il marito C.F., 52 anni di Bologna. Entrambi sono già noti alle forze dell'ordine: lei ha alle spalle alcune sentenze passate in giudicato per estorsione, lui ha precedenti per percosse e reati contro il patrimonio. Il provvedimento sarà convalidato lunedì 20 gennaio.

Secondo gli inquirenti, i due avrebbero stordito con qualche medicinale (sembra psicofarmaci sciolti in qualche bevanda alcolica) Balboni per poi rapinarlo.

Quell'azione, però sarebbe andata ben oltre l'intenzione degli indagati e avrebbe provocato il decesso per arresto cardiaco del 63enne. Così, la coppia, raggiunta da un fermo "di indiziato per delitto" è accusata di omicidio preterintenzionale, rapina pluriaggravata, indebito utilizzo di carte di pagamento e morte come conseguenza di altro delitto.

Vito avrebbe incontrato la coppia alle porte Bologna

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti Vito conosceva la coppia. In più di un'occasione, infatti, sarebbero usciti insieme. La sera del 31 ottobre, il 63enne ha lasciato Bentivoglio a bordo della sua auto per incontrare la coppia (residente a Bologna), alle porte della città. Dopo aver trascorso insieme qualche ora, i tre, però avrebbero avuto una violenta discussione (sembra per futili motivi) e, a quel punto, Balboni, si sarebbe fatto riaccompagnare al parcheggio di Cadriano (dove aveva lasciato la sua macchina) Da quel momento, ci sarebbero ben pochi punti fermi.

Dagli accertamenti effettuati sul conto corrente intestato a Vito Balboni, infatti, è emerso che la notte del 1° novembre, qualcuno avrebbe prelevato denaro contante più volte (per un totale di 1.900 euro) in diversi sportelli della città.

Quel "qualcuno" come accertato dalle riprese delle telecamere di sicurezza è prima la donna e poi il marito. La coppia avrebbe dichiarato che Balboni, nella notte, non si sarebbe sentito bene e per questo avrebbe dato loro il pin bancomat per fare un prelievo. Una spiegazione che, però, non ha convinto gli inquirenti.

Il legale dei coniugi, l’avvocato Giancarlo Tunno, ha sottolineato che i suoi assistiti respingono ogni addebito e, soprattutto, che è necessario verificare l’esistenza di un nesso di causalità tra il decesso e l'eventuale somministrazione di farmaci.