Si scambiavano foto osé delle fidanzatine come fossero figurine. E ora, sei studenti di Modena, quattro dei quali ancora minorenni, rischiano di finire a processo. Le ragazzine coinvolte, incredule per il clamore della vicenda, affermano di non capire "dove sia il problema". Tutto è iniziato nel 2018, in seguito alla denuncia di un genitore. La notizia è stata resa nota dall'edizione dedicata a Modena del Resto del Carlino.

Foto osé e cataloghi

"Sei venuta bene in quella foto su Facebook: me ne manderesti una così, magari con meno vestiti?" "Hai lo scatto in cui si vede il seno?

Ti manca quello in cui fa il bagno nella vasca?". È questo il tenore dei messaggi scambiati da un gruppo di ragazzi di Modena, tutti con un'età compresa tra i 16 e i 20 anni. Si scambiavano foto osé delle loro fidanzatine con leggerezza e non solo. Avevano anche una sorta di catalogo dove suddividevano le giovani in base alla taglia di reggiseno, del "lato B" e della sensualità.

I fatti risalgono a poco più di un anno fa. Nell'agosto del 2018, un genitore ha trovato sullo smartphone della figlia minorenne delle sue foto osé. Quando le ha chiesto spiegazioni, la ragazzina ha risposto semplicemente che le condivideva con alcuni amici. La famiglia, però, ha pensato di vederci chiaro e ha presentato denuncia ai carabinieri che hanno avviato un'indagine.

Poco più tardi, anche un altro giovane - il nuovo fidanzato di una delle vittime - aveva dato in escandescenza minacciando i sei amici e pretendendo di riavere gli scatti della compagna.

Indagati 6 studenti per lo scambio di foto osé

La lunga e complessa inchiesta condotta dall'Arma ha permesso di scoprire un "archivio" composto da oltre 250 foto osé. In posa, nude e con atteggiamenti provocatori, una ventina di ragazze (perlopiù minorenni). Le immagini, si è scoperto, venivano salvate in una cartella che era sta condivisa sui computer dei sei studenti indagati e protetta da una password. La Procura felsinea e la procura minorile hanno già iscritto i loro nomi nei registri degli indagati. Presto, il fascicolo verrà chiuso e i giovanissimi verranno chiamati a rispondere dei gravi reati di detenzione di materiale altamente inappropriato collegato ai minori.

I sei studenti, infatti, erano soliti incalzare le amiche chiedendo foto senza veli. "Meno sei vestita, meglio stai" scrivevano in chat.

L'avvocato Fausto Giannelli - che si occupa della difesa di due dei ragazzi indagati - ha spiegato che i suoi assistiti, nel corso degli interrogatori, hanno riconosciuto le loro responsabilità. Il legale ha anche aggiunto che attende la chiusura delle indagini e che confida che le accuse possano essere derubricate in violazione della privacy.

Secondo quanto emerso finora, le foto in questione sarebbero state condivise solo all'interno di un gruppo e non sarebbero state diffuse online. Tuttavia, una perizia tecnica - al momento ancora in corso - chiarirà in maniera definitiva anche quest'ultimo aspetto.

'Che male c'è a condividere foto osé?'

Le indagini della Procura di Bologna, oltre ad un giro di immagini hot, hanno fatto emergere anche una fotografia allarmante degli adolescenti d'oggi. Nessuno dei giovani coinvolti, né gli indagati né le vittime, infatti, è sembrato rendersi conto della gravità delle loro azioni o delle pericolose conseguenze che avrebbero potuto avere.

Le studentesse protagoniste della vicenda hanno un'età compresa tra i 15 e i 19 anni e nelle scorse settimane, sono state ascoltate dal pm. Durante gli interrogatori, le ragazzine sono "cadute dalle nuvole": scattare - a se stessi o alle amiche - selfie a luci rosse e poi girarli agli amici era assolutamente normale. Per loro era semplicemente un gioco piccante, una specie di gara per vedere chi posava meglio, anche senza nulla addosso.

Molte, davanti agli inquirenti hanno sostenuto che se una foto, anche se osé, viene bene è giusto condividerla. Quando è stato chiesto loro se reputassero grave che amici e fidanzati le avessero addirittura catalogate, la maggior parte delle studentesse, non si è dimostrata infastidita. "Io vorrei fare l'attrice - ha replicato una- e funziona così". "Non ci vedo nulla di male - ha invece dichiarato un'altra - è un modo per mettersi in mostra".