Nelle scuole italiane è psicosi coronavirus. I genitori, preoccupati per i propri figli, chiedono provvedimenti decisi, ma risposte ufficiali per ora non ce ne sono. A Prato, dove vive una delle comunità cinesi più grandi d'Italia, un gruppo di padri e madri ha scritto alla dirigente scolastica chiedendo l'intervento delle autorità sanitarie, mentre al conservatorio Santa Cecilia di Roma si è deciso di sospendere le lezioni per gli studenti orientali.

I presidi, in bilico tra due fuochi, chiedono al Ministero dell'Istruzione delle linee guida chiare e precise, e prendono in considerazione l'ipotesi quarantena.

Incubo coronavirus nelle scuole italiane

Nelle scorse settimane, molti studenti cinesi sono tornati in patria per il Capodanno Lunare e ora stanno rientrando nel nostro Paese. Per loro, molte famiglie italiane invocano la quarantena e, in attesa di risposte certe dal Ministero, negli istituti di ogni ordine e grado dilagano psicosi e ansia.

All'Istituto Comprensivo Mascagni di Prato, frequentato soprattutto da alunni stranieri (tantissimi gli orientali), i genitori hanno scritto al dirigente dell’istituto, Claudia Del Pace, per chiedere alle autorità sanitarie di intervenire. "A preoccuparli - ha spiegato la preside che, per rassicurare gli animi si è rivolta all'Asl - è l'estrema mobilità degli studenti cinesi".

A Canda, piccolo centro in provincia di Rovigo, invece, la situazione si era fatta incandescente: alcune famiglie italiane, via chat, avevano minacciato di non mandare i propri figli a Scuola. Il ritorno in classe di due fratellini cinesi, rientrati da un viaggio nel loro paese d'origine, aveva seminato il panico.

L'isolamento dei due bimbi è durato da lunedì 27 gennaio a mercoledì 29.

Poi, il sindaco-imprenditore Alessandro Berta ha preso di petto la situazione evitando "il muro contro il muro". Dopo essersi consultato con prefettura ed Asl, ha messo in quarantena i piccoli. Successivamente li ha fatti visitare da un pediatra e ha accertato il loro stato di salute. Così, i due fratelli (nati in Italia) sono tornati a scuola e la protesta è rientrata.

Il coronavirus e la sospensione delle lezioni al Conservatorio Santa Cecilia

Il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma è frequentato da studenti provenienti da ogni parte del mondo. Nei giorni scorsi, il direttore Roberto Giuliani, dopo essersi consultato con l'ambasciata, ha preso un importante e discusso provvedimento, informando docenti e allievi della sospensione delle lezioni per tutti gli studenti orientali (non solo per i cinesi, dunque, ma anche per coreani, giapponesi...).

Nei prossimi giorni, addirittura, l’istituto chiederà ad un medico di visitare tutti gli alunni asiatici (anche quelli che non hanno viaggiato); il giorno scelto per lo screening è mercoledì 5 febbraio, e solo coloro che supereranno gli accertamenti medici potranno riprendere le lezioni.

I presidi chiedono linee guida certe per affrontare il coronavirus

Nella serata di giovedì 30 gennaio, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha confermato che una coppia di turisti è risultata positiva al coronavirus. Marito e moglie, provenienti da Wuhan, sarebbero atterrati a Milano il 23 gennaio, e nei giorni scorsi hanno fatto diverse tappe lungo lo Stivale. Così il Consiglio dei Ministri ha ritenuto opportuno dichiarare lo stato di emergenza sanitaria per sei mesi.

Il coronavirus sarà ricordato sicuramente come una delle pagine di Cronaca Nera più inquietanti della storia mondiale. E, in questo clima così difficile, i presidi italiani stanno invocando linee guida chiare, precise ed uguali per tutti.

"Rischiamo di trovarci in una Babele", fanno notare i dirigenti scolastici.

"Le scuole - ha tuonato Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi di Roma - hanno bisogno di indicazioni su come comportarsi con tutti quegli studenti che, recentemente, sono stati in Cina". Senza una regolamentazione omogenea, infatti, c'è il rischio che ogni istituto decida in maniera autonoma e si crei il panico: qualcuno potrebbe chiedere un semplice certificato medico, mentre altri, invece, potrebbero dilazionare l'ingresso a scuola dopo 14 giorni dal rientro nel nostro Paese.

L'associazione dei presidi, per ora, ha diffuso un vademecum informativo sul coronavirus redatto dalla Società italiana di pediatria.

Comunque, già nelle prossime ore, le diverse scuole dovrebbero ricevere indicazioni ufficiali. Proprio ieri, infatti, i tecnici del Ministero dell'Istruzione hanno incontrato, per decidere il dar farsi, gli esperti dell'Istituto superiore della sanità, del Ministero della Salute ed i rappresentanti delle singole regioni.