Miriam Vera Torriglia, la 45enne scomparsa da Struppa (quartiere di Genova) lo scorso 27 gennaio è stata trovata morta questa mattina, domenica 9 febbraio, nei boschi intorno a Torriglia (piccolo comune in provincia di Genova). A dare l'allarme un escursionista. Sebbene gli inquirenti tengano aperta qualsiasi pista, per il momento, prevale l'ipotesi del tragico gesto volontario. Del suo caso si era occupata anche la trasmissione "Chi l'ha visto?", in onda ogni mercoledì su Rai 3.

Il ritrovamento di Miriam Vera

Dopo quasi 2 settimane di ricerche, questa mattina è stato rinvenuto, in una zona boschiva, il corpo senza vita di Miriam Vera.

A dare l'allarme un escursionista residente nei dintorni di Genova che stava facendo una passeggiata. L'uomo ha subito chiamato i carabinieri e gli uomini dell'Arma che, a loro volta, hanno contattato il commissariato di San Fruttuoso, titolare dalle indagini.

Secondo quanto ricostruito finora, la 45enne sarebbe stata ritrovata all'interno della sua auto, una Volkswagen Polo di colore nero, con un sacchetto sul volto. Probabilmente Miriam Vera si è suicidata (il tubo di scappamento, infatti, è stato trovato collegato all'abitacolo), ma il sostituto procuratore di Genova Patrizia Petruzziello, prima di procedere all'archiviazione del caso, vuole escludere con certezza tutte le altre ipotesi.

La scomparsa di Miriam Vera

Miriam Vera è scomparsa lunedì 27 gennaio. Intorno alle 17 del pomeriggio ha lasciato l'appartamento di Giro del Fullo (comune sulle alture di Molassana, in provincia di Genova) dicendo alla madre che si sarebbe recata in città. Prima avrebbe incontrato un'amica, Sabrina, e poi sarebbe andata a lezione (frequentava un corso per diventare operatrice sanitaria).

La donna, però, non ha mai raggiunto il porto di Genova e non si è mai presentata né all'appuntamento, né in aula. Così, poco più tardi, è scattato l'allarme. La mamma di Miriam ha sporto denuncia e i carabinieri hanno avviato le ricerche che, inizialmente, si sono concentrate nei boschi di Montebruno. Secondo una prima analisi, il suo cellulare, prima di spegnersi, avrebbe agganciato una cella in località Zeppado.

Poi, l'inquietante caso di Cronaca Nera era finito sul tavolo della Procura di Genova. Il pubblico ministero Petruzziello aveva aperto un fascicolo e l'inchiesta era stata affidata al commissariato di San Fruttuoso, coordinato dal vice questore Maria Teresa Canessa. Nel corso delle indagini si era quindi scoperto che il posizionamento della cella di Montebruno era stato un errore tecnico. Lo smartphone della donna, in realtà, si era agganciato alla zona di Torriglia e, proprio ieri, erano state avviate le prime perlustrazioni intorno al Brugneto,

Nell'ultima settimana, inoltre, gli inquirenti avevano ascoltato amici e parenti e passato al setaccio le riprese delle telecamere di sicurezza. La mamma di Miriam, disperata, aveva anche lanciato un un appello anche alla trasmissione Chi l’ha visto?

Miriam Vera stava passando un periodo molto difficile

Miriam Vera stava attraversando un periodo molto difficile. Tuttavia, sembrava ben determinata a darsi da fare per gettarsi alle spalle il passato e riprendere il controllo della sua vita. Dopo la fine di una relazione, la 45enne aveva lasciato l'Emilia Romagna (dove lavorava come istruttrice di nuoto) ed era tornata a vivere in Liguria, con la madre e la nonna. Non avendo un'occupazione stabile, aveva deciso di partecipare alle selezioni per un posto nel settore sanitario pubblico e, per superarlo, non si limitava a studiare da autodidatta, ma seguiva anche un corso per diventare OSS (operatrice sociosanitaria) a Genova.

Secondo le testimonianze rilasciate da amici e conoscenti, Miriam la scorsa estate aveva frequentato per qualche tempo un ragazzo del posto.

Quando si erano lasciati, però, l'uomo l'aveva presa male e si era trasformato in uno stalker: le telefonava ad ogni ora del giorno e della notte e la riempiva di messaggi. Miriam Vera era spaventata da questa situazione e temeva di essere aggredita.