Ama definirsi "soggetto di diritto internazionale" un ciclista di Rovereto che nelle scorse ore è stato fermato per la terza volta dalle Forze dell'Ordine per non aver rispettato i decreti imposti dall'Esecutivo per contrastare la pandemia provocata dal nuovo Coronavirus. Per motivi di privacy non riporteremo le sue generalità. Della sua vicenda se ne è occupata qualche settimana fa anche questa testata, quando l'uomo fu fermato per la prima volta il 14 marzo lunga la via Felsinea a Trento dalla Polizia di Stato. Proprio in quell'occasione il ciclista sfidò gli agenti dicendo che non essendo una persona soggetta alle leggi dello Stato italiano la sanzione amministrativa, e la relativa denuncia, non poteva essergli comminata.
L'uomo seguì comunque senza esitazione gli agenti all'interno del commissariato più vicino per l'identificazione. Il 19 marzo venne fermato sulla pista ciclabile di Rovereto da una pattuglia della Polizia Locale e lì scattò l'altra multa.
Fermato per la terza volta si giustifica: 'Sto lavorando, rispetto le distanze di sicurezza'
Non contento delle sanzioni fin qui collezionate, il ciclista, come se niente fosse accaduto, nella giornata del 5 aprile scorso si è messo nuovamente in sella alla sua due ruote e ha raggiunto la località di Ala. Qui tutto sembrava procedere secondo i suoi piani, quando una pattuglia dei carabinieri gli ha intimato l'alt. Non appena fermato i militari gli hanno chiesto che cosa ci facesse lontano dal suo domicilio: per tutta risposta l'uomo ha tentato di giustificarsi dicendo che stava lavorando, anche rispettando le distanze di sicurezza.
I carabinieri gli hanno ricordato che in questo periodo dell'anno non si può fare sport all'aria aperta, ne tanto meno andare in bicicletta, per cui lo hanno multato senza esitazione. Molto contrariato l'uomo ha avvisato gli agenti che farà ricorso al commissariato del Governo in quanto la sanzione è nulla perché "intestata alla persona fisica".
Il ciclista: 'Giornalisti scorretti, io danneggiato economicamente'
Dobbiamo precisare, questo per dovere di cronaca, che l'uomo in questione non si professa anarchico. Alla stampa locale ha raccontato anche alcuni aneddoti avvenuti dopo il suo primo fermo a Trento: il soggetto ha dichiarato di essere stato fermato diverse volte dalla Polizia, ma gli agenti non lo hanno più vessato.
Secondo lui la stampa e i giornalisti gli hanno causato conseguenze economiche gravi, in quanto gli è stata fatta una pubblicità negativa in tutto il Paese. "La cattiva pubblicità creata da una certa stampa, che ha travisato i fatti, mi ha danneggiato anche nel lavoro" - questo è l'ultimo pensiero del ciclista.