Quarantotto. È questo il numero dei pazienti affetti da Covid-19 che sono guariti dopo essere stati trattati con la terapia al plasma. Questi risultati stanno convincendo altre strutture sanitarie a sperimentare la potenziale cura, e nel frattempo anche l'Istituto di Superiore di Sanità ha cominciato a muoversi per analizzarne l'efficacia.

Le cifre provengono dall'ospedale San Matteo di Pavia, e a parlarne è il presidente Alessandro Venturi che, in un'intervista a Libero, si è soffermato sui riscontri avuti dopo il ricorso a questo approccio terapeutico che è conosciuto fin dal secolo scorso per altre malattie.

Il plasma iperimmune sembra funzionare

Lunedì 11 maggio verranno presentati i dati della sperimentazione, ma nel frattempo il professor Venturi ha cominciato a parlare a Libero delle trasfusioni di plasma iperimmune. Ricordiamo che il plasma rappresenta la parte liquida del sangue, svuotata da globuli bianchi, globuli rossi e piastrine.

Il presidente del San Matteo di Pavia ci ha tenuto a precisare che non si tratta di una cura miracolosa, anche se al momento: "Questa è l'unica terapia specifica esistente contro questi virus". Infatti ha aggiunto che questa metodologia può risultare efficace se si interviene in tempo.

Il ricorso al plasma garantirebbe un risparmio a tutto il sistema sanitario nazionale

Lo specialista ha sottolineato che finora il trattamento non è stato impiegato su vasta scala perché mancava un test sierologico rapido e affidabile per individuare le persone che avevano sviluppato una quantità di anticorpi necessaria per esserne dei donatori.

Negli ultimi tempi, i nuovi test introdotti dal San Matteo stanno permettendo di "trovarne centinaia ogni ora".

Ovviamente, il medico ha avvisato che per essere sottoposti a questo trattamento bisogna avere delle strutture ospedaliere attrezzate, poiché non è possibile in questo caso curarsi da casa.

La somministrazione del plasma, secondo alcuni esperti, potrebbe avere degli effetti collaterali come l'insorgere di allergie o malattie autoimmuni o comuni come l'epatite B.

"Queste - ha ribattuto Venturi - sono stupidaggini. Le trasfusioni sono sicure, non perderei tempo dietro a queste cose. Non c'è alcun effetto collaterale - ha sottolineato - al contrario di quanto capita con alcuni farmaci retrovirali utilizzati oggi, né controindicazioni".

Si stima, inoltre, che questa cura costerebbe circa 200-300 euro per ogni paziente, con un sensibile risparmio per il sistema sanitario nazionale rispetto a quanto è necessario investire per realizzare degli specifici reparti di terapia intensiva.