A Patù, un paesino dell'hinterland leccese, un gruppo di cinque ragazzini è stato multato dai carabinieri per inosservanza delle norme anti-pandemia. Stando a quanto riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, gli adolescenti sedevano insieme su una panchina senza indossare alcun dispositivo di protezione individuale. Per questo motivo, le forze dell'ordine li hanno sanzionati per una somma totale pari a circa 1.400 euro.
Dopo poche ore è arrivata la risposta del parroco della cittadina salentina, don Biagio Errico, il quale si è scagliato contro i carabinieri, sostenendo che si siano macchiati di "abuso di potere".
Don Biagio Errico parla di 'abuso di potere' dei carabinieri
Il sacerdote ha scritto un lungo post sul suo profilo Facebook, il quale è stato rimosso poco dopo. Il religioso ha detto che, a suo parere, i militari avrebbero commesso un "abuso di potere" perché avrebbero multato dei ragazzini indifesi che di certo non hanno i soldi per pagare una sanzione salata.
Il pensiero di don Biagio è quindi andato alle famiglie degli adolescenti che non avrebbero il denaro sufficiente per pagare i 1.400 euro. Il parroco ha spiegato che i ragazzi erano andati poco prima ad aiutarlo in chiesa e, una volta usciti dall'edificio religioso, si sarebbero imbattuti nelle forze dell'ordine che li avrebbero multati perché seduti su una panchina e senza mascherine.
Dunque, secondo il prete, tutto ciò è privo di senso ed è una sorta di "umiliazione" per questi giovani che nella loro vita non hanno mai commesso alcun reato come lo spaccio di sostanze stupefacenti o l'abuso di alcool. Infine don Biagio Errico ha affermato che la sanzione comminata dagli uomini dell'Arma in questa circostanza non ha nulla di "cristiano".
Il sacerdote di Patù pagherà la sanzione dei ragazzi
Il religioso ha affermato che sarà lui a pagare la multa di 1.400 euro elevata nei confronti dei ragazzini. Il post su Facebook si è concluso con un consiglio alle forze dell'ordine. Il parroco ha invitato i carabinieri - definiti "maestri del nulla" - ad andare a controllare cosa accade nelle zone più a rischio del paesino leccese dove regnerebbe, sempre a suo dire, lo spaccio di stupefacenti e l'abuso di alcool, invece di prendere provvedimenti ai danni della "povera gente" che tutti i giorni si sforza di rispettare delle regole e delle leggi alquanto astruse e difficili da interpretare.