In un ospedale di Phnom Pehn è morto a 77 anni Kaing Guek Eav, massimo torturatore del regime dittatoriale cambogiano dei Khmer Rossi. L'uomo, conosciuto in patria con il nome di battaglia di “comandante Duch”, stava scontando per i suoi crimini la pena dell'ergastolo.

Kaing aveva diretto la famigerata prigione S-21 e, per tale motivo, è stato ritenuto responsabile della soppressione di circa 16mila accusati. Dopo un primo verdetto pronunciato da un tribunale speciale appositamente sostenuto dalle Nazioni Unite, la condanna definitiva per crimini contro l'umanità è stata emessa nel 2012 dalla Corte suprema cambogiana.

Circa due milioni di cittadini sterminati in Cambogia tra il 1975 e il 1979

Nel 1967, sotto il regime di Sihanuk, Kaing entrò nel Partito comunista cambogiano. Nel 1970 si dette alla macchia unendosi ai Khmer rossi nei pressi del confine thailandese. Fu in questo periodo che assunse il nome di battaglia Duch. Nel 1975 i Khmer rossi e il loro capo Pol Pot salirono al potere e fondarono la Repubblica Popolare di Kampuchea (Cambogia).

Pol Pot e i Khmer rossi restarono al potere sino al 1979. In tale periodo gli storiografi calcolano che siano stati uccisi circa due milioni di cambogiani. Per le sue proporzioni, rispetto al totale della popolazione (circa un quarto), il fenomeno può essere considerato il maggiore sterminio politico nell'ambito dello stesso Stato nella storia dell'umanità.

A Kaing Guek Eav fu affidata la la creazione di istituti carcerari nella capitale Phnom Pehn, tra cui il famigerato S-21 nell'ex scuola Tuol Sleng. L'S-21 era il quartier generale del dipartimento speciale della polizia segreta del Partito comunista della Kampuchea. Kaing lo adibì alla soppressione, dopo indicibili torture, dei funzionari di partito accusati di tradimento.

Kaing incriminato in Cambogia da un tribunale speciale delle Nazioni Unite

Quando, nel 1979, i nord vietnamiti occuparono la Cambogia e scacciarono i Khmer rossi, il comandante Duch scappò in Thailandia sotto falsa identità e fu dato per morto. Solo alla fine del millennio fu scoperto da un fotografo e si consegnò al nuovo governo cambogiano, dopo un'intervista nella quale scagionò Pol Pot.

Kaing è stato il primo capo dei Khmer rossi ad essere condannato e l’unico ad aver ammesso le sue responsabilità. L'8 agosto 2008, fu incriminato per molteplici imputazioni di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, commessi nel suo ruolo di presidente dell'S21. Si dichiarò pentito e chiese perdono ai sopravvissuti chiamati a testimoniare. Dichiarò anche di essersi convertito al cristianesimo.

La condanna in primo grado fu trasformata in ergastolo dalla Corte Suprema della Cambogia

Due anni dopo Duch fu condannato di persecuzione, riduzione in schiavitù, incarcerazione e tortura come crimini contro l'umanità. Fu ritenuto responsabile dell'uccisione intenzionale, la tortura e il trattamento disumano, provocando volontariamente grandi sofferenze, privando volontariamente prigionieri di guerra o civili dei diritti a un processo equo e regolare e della detenzione illegale di civili.

Il tribunale di primo grado, tuttavia, gli riconobbe le circostanze attenuanti e, non essendo prevista la pena di morte, lo condannò a 35 anni di prigione. Solo in secondo grado la Corte Suprema lo condannò all'ergastolo. Oggi l'ex carcere S-21 è stato trasformato in Museo del Genocidio. Nel 2009 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite “Luogo della memoria dell'umanità”.