Giorgio Palù prevede un aumento dei casi di Covid-19 nei prossimi mesi, ma si dimostra anche ottimista sulla fine della pandemia. Il virologo e microbiologo, attualmente past president delle Società italiana ed europea di virologia, rilascia alcune dichiarazioni ad Adnkronos Salute. La pandemia globale di Coronavirus è naturalmente al centro dell’intervista in cui Palù sottolinea sia gli aspetti positivi che quelli negativi dell’evoluzione del contagio. Da una parte, come accade per tutte le malattie respiratorie, si potrebbe assistere ad un “picco” dei casi di Covid-19 tra gennaio e febbraio prossimi.

Dall’altra però, aggiunge Palù, non si ricordano nella storia pandemie durate più di due anni.

Le dichiarazioni di Giorgio Palù ad Adnkronos

Le preoccupazioni degli italiani sono tutte rivolte ai provvedimenti restrittivi che il governo ha già preso o si accinge ad imporre nelle prossime ore. L’obiettivo di palazzo Chigi è quello di far cambiare direzione alla curva dei contagi, divenuta preoccupante nelle ultime settimane. In questo quadro, Giorgio Palù premette ad Adnkronos che questo virus è il primo della famiglia dei coronavirus conosciuti dagli studiosi ad essere divenuto “pandemico”. Il virologo ricorda infatti che i coronavirus come quelli del raffreddore colpiscono gli uomini da millenni ma “fanno meno danni” della Covid-19.

Per Palù il coronavirus è divenuto più contagioso, ma non più letale

Secondo Giorgio Palù, che da mesi sta studiando il Sars-CoV-2, le sue mutazioni lo avrebbero reso più contagioso, ma non più letale. Il virologo mette anche un freno a tutti coloro che già prevedono l’arrivo di terze, quarte o quinte ondate di coronavirus, considerato che, sottolinea: “Non abbiamo conoscenza di una pandemia che sia durata più di due anni”.

Per dare forza alla sua teoria, Palù cita i casi delle pandemie di Spagnola (1918), di Asiatica (1957), di Hong Kong (1968) e di Suina (2009). Nessuna di queste pandemie ha avuto una durata superiore ai due anni, ribadisce il professore.

‘Possiamo attenderci un incremento dei casi’

Dopo questa notizia positiva, arrivano però anche le note dolenti.

Palù avverte tutti che era da attendersi una “recrudescenza del virus in autunno”, visto che “succede con tutti i virus respiratori pandemici”. Ora, dunque, non resta che attendere che passi la stagione invernale. “A gennaio-febbraio di solito c’è il picco” di questo tipo di virus, spiega il virologo. E anche se il coronavirus è “nuovo”, dovrebbe seguire le stesse regole. Quindi, ne deduce Palù, se il livello del contagio dovesse rimanere invariato “possiamo attenderci un incremento dei casi” nei prossimi mesi.