Diego Armando Maradona è morto. L'artista del calcio che aveva fatto sognare le platee di mezzo mondo se ne è andato. Personaggio tanto controverso quanto amato, aveva incantato generazioni intere di tifosi con la sua maestria. Il comunicato è arrivato da poche ore dall'Argentina. Il primo a darne la notizia è stato il quotidiano Clarin, che ha scritto che il decesso sarebbe da attribuire ad un arresto cardiocircolatorio. Il calciatore si trovava nella sua casa di Tigre, in Argentina, dove stava trascorrendo la convalescenza dopo l'intervento chirurgico alla testa di tre settimane fa.
La mano de Dios
Diego Armando Maradona è stato indubbiamente uno dei più grandi calciatori della storia, soprannominato El Pibe de Oro (”il ragazzo d'oro”) per la sua innata classe nel gioco del calcio. Capitano dell'Argentina e del Napoli, aveva vinto un mondiale con la sua nazionale nel 1986. Probabilmente fu quello il punto più alto della sua carriera. La celebre “Mano de Dios”, entrata di diritto negli annali del calcio, era un gesto di rivalsa per la spinosa questione della guerra all'Inghilterra per le Malvinas.
Maradona e Napoli
Impossibile parlare di Maradona senza parlare di Napoli. Qui il calciatore aveva vinto due scudetti, una Coppa Uefa e una Supercoppa italiana, ma al di là dei trofei Diego era entrato in un connubio perfetto con la città.
Adorato come un idolo ne aveva incarnato pregi e contraddizioni. Una storia d'amore lunga e tormentata, non finita nel migliore dei modi, ma che ha lasciato Napoli nel suo cuore e viceversa. "A Napoli ho passato sette anni - aveva detto Maradona - ma nel mio cuore contano il triplo per il legame che ho con quella splendida gente”
Gli ultimi anni tormentati di Maradona
Negli ultimi anni della sua vita, più volte Diego Armando Maradona era sembrato soccombere dinanzi a terribile eventi, ma fino ad oggi era sempre riuscito a rialzarsi.
Una vita fatta di eccessi: l'alcol, le sostanze stupefacenti, le accuse di doping, un figlio inizialmente non riconosciuto ma anche la disintossicazione e il suo ritorno in campo da calciatore e da allenatore. E poi gli interventi: due bypass gastrici, il primo nel 2005 e il secondo 2015 e, per ultima, l'operazione al cervello. Il suo lento declino era probabilmente iniziato nel 1994 quando ai mondiali negli Stati Uniti D'America era risultato positivo durante un controllo antidoping.